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Tre ottobre 2013, ore 3.30. A poche miglia dal porto di Lampedusa, un'imbarcazione libica usata per il trasporto di migranti naufraga. Secondo le dichiarazioni dei sopravvissuti, il barcone avrebbe avuto a bordo 518 persone. Il naufragio provocò in tutto 368 morti accertati e circa 20 presunti dispersi. Numeri che ne fanno una catastrofi marittime delle più gravi del Mediterraneo dall'inizio del secolo. I superstiti furono solo 155, di cui 41 minori, uno solo accompagnato.
I fatti
Il 1° ottobre un peschereccio lungo circa 20 metri salpò dal porto libico di Misurata, con a bordo migranti di origine eritrea ed etiope. Il natante, arrivato a mezzo miglio dalla costa, subì un'avaria ai motori. I membri dell'equipaggio, per attirare l'attenzione delle navi di passaggio, agitarono in aria degli stracci infiammati che produssero molto fumo. Una parte dei passeggeri, impaurita, si spostò da un lato dell'imbarcazione stracolma, provocandone il rovesciamento. Alle 7:00 della mattina alcune imbarcazioni civili e dei pescherecci locali si accorsero dei naufraghi e diedero l'allarme. Furono loro a caricare a bordo la maggior parte dei superstiti. Solo dopo un certo lasso di tempo arrivò una prima motovedetta della guardia costiera.
Le vittime
194 cadaveri furono subito tratti dalle acque. Altri 108 corpi furono recuperati entro il 9 ottobre, quando fu possibile accedere alla parte interna dello scafo sul fondo, a circa 47 metri di profondità. Altri 20 corpi vennero trovati e recuperati il 12 ottobre, portando il totale delle vittime accertate a 368. Per identificare le salme giunsero parenti da tutta Europa. Le bare, identificate o meno, furono poi seppellite in vari cimiteri della Sicilia. Ad Agrigento venne celebrata ufficialmente una cerimonia funebre, senza bare, a fine ottobre.
Le ripercussioni
In seguito al naufragio, il governo italiano guidato da Enrico Letta, decise di rafforzare il dispositivo nazionale per il pattugliamento del Canale di Sicilia, autorizzando l'operazione Mare nostrum, missione militare e umanitaria per prestare soccorso nel Mediterraneo prima che potessero ripetersi altri eventi. Dal novembre 2014, l'operazione Mare nostrum è stata sostituita da Frontex plus, il nuovo programma, a guida Ue, finalizzato al controllo delle frontiere.
I processi
Il tribunale di Agrigento ha condannato Khaled Ben-salam, tunisino di trentacinque anni e capitano dell'imbarcazione, a diciotto anni di carcere per omicidio colposo plurimo. I superstiti del naufragio sono stati inseriti nel registro degli indagati, accusati di reato di clandestinità, secondo le leggi sull'immigrazione vigenti all'epoca. Nessuna indagine è stata aperta in merito a eventuali errori e ritardi nei soccorsi. Il 13 febbraio 2015 la Corte d'Assise di Agrigento ha condannato a trent'anni di reclusione il somalo Mouhamud Elmi Muhidin, uno dei trafficanti organizzatori del viaggio.
La ricorrenza
Dal 2016 il 3 ottobre è diventato la Giornata della memoria e dell’accoglienza, in virtù della legge 45/2016. La ricorrenza è stata istituita per ricordare e commemorare tutte le vittime dell’immigrazione e promuovere iniziative di sensibilizzazione e solidarietà. In ricordo della tragedia, è nato il Comitato Tre Ottobre, un’organizzazione senza scopo di lucro che ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi dell’integrazione e dell’accoglienza attraverso il dialogo con cittadini, studenti e istituzioni. Dal 30 settembre al 3 ottobre 2020, in occasione della sesta giornata della memoria, il comitato è tornato a Lampedusa con il progetto “Lampedusa Porta d’Europa”, organizzato in collaborazione con il ministero dell’Istruzione, il comune di Lampedusa e Linosa, il liceo scientifico G. Marconi di Pesaro e con il sostegno della Compagnia San Paolo.