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Anche per l’Ocse la contrattazione collettiva è lo strumento essenziale per colmare il divario retributivo di genere, soprattutto per quelle donne che hanno lavorato in prima linea durante la crisi da Covid-19. È quanto si legge in un nuovo rapporto dell’organizzazione, che in sostanza, a livello europeo, appoggia le richieste dei sindacati affinché l'Ue estenda la copertura della contrattazione collettiva.
L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ricorda che "le donne che svolgono lavori temporanei e a tempo parziale si trovano ad affrontare sostanziali divari salariali di genere", citando l'esempio di lavoratrici essenziali come badanti e addette alle pulizie.
L'Ocse, di cui fanno parte 22 paesi dell'Ue, descrive la contrattazione collettiva come uno "strumento potente" per affrontare il divario retributivo. "Per sfruttare meglio il potenziale della contrattazione collettiva - si legge nel rapporto Ocse -, così da ridurre il divario salariale tra i lavoratori non standard, i governi dovrebbero mirare ad aumentare il tasso di copertura della contrattazione collettiva tra le donne che svolgono lavori non standard". Un'attenzione specifica dovrebbe essere prestata alle “occupazioni dominate da donne, come il lavoro domestico e il lavoro di assistenza. In alcuni casi, specifiche barriere legali potrebbero impedire” alle lavoratrici “di accedere alla contrattazione collettiva”.
La Ces (confederazione europea dei sindacati), nel commentare e rilanciare il rapporto Ocse, ricorda che queste raccomandazioni arrivano mentre la Commissione europea sta valutando le misure per affrontare il divario retributivo di genere, che in Europa sfiora il 16%, “come parte della sua nuova strategia per l'uguaglianza di genere”.
“La sottovalutazione dei posti di lavoro dominati dalle donne non potrebbe essere più evidente dopo la crisi Covid - commenta la vicesegretaria generale della Ces, Esther Lynch -. Badanti e donne delle pulizie sono state tra gli eroi della crisi, ma troppo spesso vivono in povertà a causa del divario retributivo”.
“Le prove fornite dall'Ocse - prosegue la sindacalista - sostanziano quanto affermato dai sindacati: la contrattazione collettiva è cruciale per ottenere una retribuzione equa per i nostri lavoratori essenziali. Pertanto, qualsiasi azione della Commissione europea per affrontare il divario retributivo tra i sessi non sarà credibile a meno che non comprenda misure concrete che garantiscano a tutte le lavoratrici il diritto alla contrattazione collettiva”.
L’Ocse raccomanda ai governi quattro strumenti: aumenti mirati per le donne nei settori a bassa retribuzione; schemi di classificazione occupazionale neutrali, sotto il profilo di genere, che correggano la sottovalutazione dei lavori dominati da donne; misure che promuovano la trasparenza delle retribuzioni contro la discriminazione salariale; criteri di valutazione neutri rispetto al genere quanto all'avanzamento di carriera.
Oltre a raccomandare ai governi il rafforzamento e l'estensione della contrattazione collettiva, l’Ocse invita le parti sociali a “concentrarsi sull'attuazione e la condivisione di buone pratiche che favoriscano l'utilizzo di strumenti di contrattazione per l'uguaglianza, e ad aumentare gli sforzi per raggiungere le donne nei lavori non standard”.