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Fu la Cgil in quella fine di agosto del 1989 a chiedere che per Jerry Masslo, migrante assassinato per razzismo e per rapina pochi giorni prima a Villa Literno, in provincia di Caserta, fossero organizzati i funerali di Stato. E fu ancora la Cgil a impegnarsi sul territorio al fianco dei braccianti sfruttati nei mesi e negli anni che seguirono. Oggi è di nuovo la Cgil, la Flai, la federazione dell’agroindustria che difende anche i braccianti stranieri vittime di caporalato, a ricordare Jerry Essan Masslo con un premio che ha celebrato in questi giorni la sua sesta edizione.
Così il 31 di maggio ci siamo ritrovati tutti qui, a Villa Literno, sotto a una tensostruttura che, parola di Google Map, si trova a 400 metri dal casolare abbandonato di via delle Gallinelle nel quale la notte tra il 24 e il 25 agosto 1989 Masslo dormiva con alcuni compagni quando i rapinatori razzisti li sorpresero nel sonno e freddarono il migrante sudafricano con 4 colpi di pistola all’addome.
In questa tensostruttura 4 premi sono stati consegnati in nome e in memoria di Masslo. A due giovani laureate, Alice D’Abramo ed Ermelinda Dalla Corte, che hanno toccato i temi dell’accoglienza e del caporalato nelle proprie tesi. Agli alunni dell’Istituto comprensivo Lucilio di Sessa Aurunca, che hanno raccontato in un video la vicenda di Masslo. E a un giovane blogger africano, Matar Coura Gueye, la cui lettera a un amico (leggila QUI) sull’Italia vista da un migrante nero ricorda moltissimo le parole dello stesso Masslo, deluso dall’odore acre del razzismo che già allora si respirava nel nostro Paese.
Matar Coura Guey
Mattinata bella ma surreale. La celebrazione dell’impegno e l’entusiasmo di tanti ragazzi e della Flai Cgil contro il razzismo, l’ingiustizia e lo sfruttamento si celebrano nel cuore di un territorio abbandonato dallo Stato. Un abbandono evidente, segnato da cicatrici di baracche di lamiera che tagliano un paesaggio urbano distorto e incompiuto, macchiato dall’incuria e dalla rassegnazione.
Ermelinda Dalla Corte
Qui, assediato dalla violenza del razzismo e dello sfruttamento, due facce di una stessa medaglia per trarre il massimo profitto da uomini e donne discriminati e lasciati ai margini perché siano sempre più deboli e privi di difese, Jerry Essan Masslo ha percorso l’ultimo tratto della sua vita, ha pronunciato la sua ultima parola, una domanda senza risposta - raccontarono i testimoni -, quel why, quel perché, in ginocchio davanti ai propri carnefici dopo essere inciampato durante la fuga. I soldi non glieli consegnò, resistente fino all’ultimo, quei soldi sudati, strappati ai caporali, li tenne a testimonianza del suo definitivo no alla violenza, allo sfruttamento e alla disumanità di cui non riusciva a spiegarsi il perché.
Alice D’Abramo
La sua vicenda segna uno spartiacque nella storia sociale del nostro Paese che fino ad allora aveva fatto finta di non sapere quanto razzista e cattivo fosse. La favola degli italiani brava gente per molti versi finì con quel grido, “perché”. Perché quella domanda non debba mai più essere gridata la Flai Cgil ci ha riunito tutti a Villa Literno e lotta ogni giorno nelle campagne, nei ghetti, nelle masserie e nei casolari abbandonati di tutto il Paese. Per restituire l’umanità negata a degli esseri umani.