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Nella giornata di ieri, 18 dicembre, presso la sede della Circoscrizione 3 di Torino, istituzioni, sindacati ed enti del terzo settore hanno dato vita alla Rete Torinese contro tutti i Cpr per chiedere la chiusura dei Centri per il Rimpatrio e la non riapertura di quello di Torino, chiuso nel marzo del 2023 dopo il tragico suicidio di Moussa Balde, venuto in Italia, come molte e molti altri, per costruire un futuro migliore.
“I Cpr sono strutture di detenzione inumane anche secondo il Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura del Consiglio d’Europa e totalmente inadeguate alla gestione dei flussi migratori – si legge nel comunicato che ne dà notizia – e rappresentano una intollerabile violazione dei principi di umanità, libertà e dignità delle persone migranti, contrari al diritto internazionale e alla nostra Costituzione”.
La Rete, aperta ad altre realtà che si riconoscono in questi obiettivi, è promossa dalla Circoscrizione 3, sindacati ed enti del Terzo Settore. Per informare le cittadine e i cittadini degli obiettivi della Rete e sensibilizzare l’opinione pubblica sulle condizioni materiali di vita delle persone migranti in queste strutture e più diffusamente nella città, promuove una prima iniziativa di approfondimento aperta a tutte e tutti per il giorno 23 gennaio 2025 e una manifestazione presso la struttura di Corso Brunelleschi per sabato 1 febbraio.
La rete chiede inoltre al Prefetto la convocazione urgente del Consiglio Territoriale per l’Immigrazione, inattivo da anni e già previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, con compiti di monitoraggio della presenza degli persone straniere e della capacità del territorio di assorbire i flussi migratori.
Un luogo di partecipazione e confronto che dovrà finalmente affrontare tutte le emergenze che il territorio misura in termini di qualità dell’accoglienza, a partire dalla soluzione del già noto problema dei flussi e dei tempi di risposta degli uffici Immigrazione della Questura di Torino.