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Sono 536.919 le prestazioni pensionistiche e assistenziali attualmente erogate dall’Inps nelle Marche, di cui 301mila pensioni di vecchiaia (pari al 56,2% del totale), 24mila pensioni di invalidità (4,6%), 110mila pensioni ai superstiti (20,5%), 14mila pensioni/assegni sociali (2,7%) e 86mila prestazioni a invalidi civili (16%). Pertanto, le prestazioni di natura previdenziale rappresentano l’81,3% del totale, mentre quelle di naturale assistenziale sono il 18,7%.
È quanto emerge dai dati dell’Osservatorio Inps sulle pensioni vigenti nel 2024 (escluse le gestioni dei lavoratori pubblici), elaborati dall’Ires Cgil Marche.
L’importo medio mensile delle pensioni vigenti nelle Marche è di 956 euro lordi, con valori medi che variano dai 1.244 euro delle pensioni di vecchiaia ai 489 euro delle pensioni agli invalidi civili.
Nelle Marche, gli importi delle pensioni di vecchiaia sono inferiori a quelli nazionali: meno 224 euro lordi medi mensili. Particolarmente significativa è la differenza negli importi delle pensioni dei lavoratori dipendenti che, nelle Marche, sono di 1.445 euro, ovvero meno 264 euro mensili rispetto ai valori medi nazionali e meno 358 euro rispetto alla media delle regioni del Centro.
Ma non solo, considerando il complesso delle gestioni delle pensioni di vecchiaia, le Marche si posizionano nella parte bassa della classifica, per importo medio mensile, anche la Campania, la Sicilia e la Sardegna e la Puglia, hanno importi più alti.
Nelle Marche 303mila prestazioni pensionistiche, pari al 56,5% del totale, sono inferiori a 750 euro al mese (53,7% la media nazionale): dunque, circa 6 pensioni su 10 registrano un importo inferiore alla soglia della povertà.
Sempre relativamente alle pensioni di vecchiaia, significativa è anche la differenza tra uomini e donne: se i primi percepiscono 1.530 euro lordi, l’importo corrisposto alle donne è di 902 euro, ovvero mediamente 628 euro in meno ogni mese rispetto agli uomini; la differenza per le pensionate ex lavoratrici dipendenti arriva a -815 euro mensili. Il divario delle pensionate marchigiane emerge anche con le donne delle altre regioni, con una differenza media di 123 euro in meno al mese.
Loredana Longhin, Cgil Marche: “La nostra regione si sta impoverendo e sta scivolando inesorabilmente verso Sud”
Per Loredana Longhin, segretaria Cgil Marche, “questa situazione preoccupa perché ci racconta di quanto la nostra regione si stia impoverendo e stia scivolando inesorabilmente verso Sud. Risalire la parte bassa della classifica è possibile ma la Regione deve invertire la rotta subito, mettendo in atto politiche finalizzate alla creazione di posti di lavoro stabile, in grado di garantire retribuzioni dignitose che si trasformino alla fine della carriera lavorativa in una pensione equa. E invece anche chi lavora non può considerarsi al riparo dal rischio di povertà. Il fenomeno dei working poor non sta risparmiando nemmeno la nostra regione; è, quindi, necessario mettere in campo misure di contrasto alla povertà, a partire dal ripristino delle misure universali di contrasto alla povertà”.
Vilma Bontempo, Spi Marche: “Aumenta il gap di genere nelle pensioni di vecchiaia: le donne prendono in media 815 euro in meno degli uomini”
Vilma Bontempo, segretaria regionale dello Spi Cgil, a proposito del divario tra uomini e donne, sottolinea che ,“se confrontiamo il report 2024 con quello del 2023, si evince una tendenza all'aumento del gap tra uomini e donne sugli importi delle pensioni di vecchiaia. Mentre nel 2023 la differenza era di meno 747 euro per le donne rispetto agli uomini, nel 2024 si è passati a meno 815 euro. Una differenza che espone sempre più le donne a condizioni di povertà se non si interviene sulla domanda di lavoro che offre alle donne solo occupazioni precarie e a orario ridotto. Inoltre è necessario, come rivendichiamo da anni, introdurre una pensione di garanzia riconoscendo i contributi per il lavoro di cura, formazione e ricerca di lavoro. Una condizione pensionistica nella quale si conferma anche quest’anno il gap di genere: gli uomini con pensioni fino a 750 euro sono il 40,2% del totale, per le donne tale percentuale sale al 68,8%, a conferma di una maggiore esposizione alla povertà per il genere femminile”.