8 marzo, festa della donna: indossa i tuoi abiti migliori, il tacco 12 possibilmente, borse griffate riempite di mimose. Soprattutto tu che invidi la ricchezza. Se smettessi di atteggiarti da povera riusciresti a vivere questa giornata come una festa, che altro dovrebbe essere se non una giornata per celebrare le donne?

Ma tu che porti le birkenstock e che nella borsa a tracolla vorresti metterci uguaglianza, solidarietà sociale e tutela dei diritti, ti ostini a dire che oggi non é una festa ma una giornata di lotta.

Ma la colpa è tua, potresti provare a cambiare outfit magari, basterebbe a farti cambiare prospettiva, a smettere di urlare “io l’8 tutti i giorni”. Basterebbe, non solo per smettere di invidiare la ricchezza, ma per diventare ricca davvero e sconfiggere tutti quegli ostacoli che provi a superare ogni giorno. 

Parlo proprio a te che tutte le mattine ti alzi e speri di ricevere la chiamata dalla scuola che ha bisogno di una supplenza, sono anni che sei nella lista dei precari nonostante i corsi di formazione pagati a caro prezzo per qualche punto in più in graduatoria.

Oppure tu che hai quasi 40 anni, volevi un figlio ma la maternità sognata deve attendere: il contratto a termine si incastra male con un progetto a tempo indeterminato.

Anche tu che hai fatto carriera ma guadagni sempre meno del tuo collega uomo; questione di genere, mica penserai di avere lo stesso valore? Illusa.

Ma ci sei anche tu in questa lista, tu che hai voluto dei figli fai la madre e basta, cosa pretendi? Che il mondo del lavoro si adegui ai bisogni e alle necessità della conciliazione?

Tu invece hai smesso di lavorare perché di quei figli dovevi occuparti, possibile che non riesci a seguire tutti i tuoi sogni? Possibile che non riesci a organizzarti per conciliare casa, scuola, lavoro, genitori anziani da accudire. D’altronde problema tuo, se i figli li facevi prima, avrebbero avuto dei nonni giovani che potevano darti una mano. Tuo fratello? Ma per carità, la cura non è roba da uomini.

Tu che invece non arrivi a fine mese ti sei chiesta come mai? Evidentemente non riesci a far di conto, la matematica si sa non è roba per donne. Sposta i soldi sul conto di tuo marito vedrai che lui sì che riesce ad amministrare meglio il bilancio familiare. Che poi, se per caso ti sei innamorata di un violento hai fatto bingo, alla violenza fisica ci aggiungi quella economica e il gioco è fatto.

In fondo alla lista ci sei anche tu che ami i bei vestiti, i tacchi, ti piace prenderti cura di te stessa, a modo tuo, con lo stile che preferisci. Certo però che se ti curi poco sei sciatta ma se ti curi troppo allora vuoi farti notare, poi non ti lamentare se per strada attiri attenzioni indesiderate.
Però da più di due anni ormai la presidente del consiglio è una donna. Sì, vuole farsi chiamare il presidente, lo sappiamo, ma noi non ci arrendiamo. Siamo cocciute, la presidente ci piace (il titolo declinato al femminile, quanto meno).

Ci sarebbe anche piaciuto che avere una presidente significasse avere un’attenzione maggiore ai diritti delle donne, una visione paritetica dei generi, una consapevolezza maggiore di quanto certe battaglie non riguardino solo una parte degli esseri umani ma tutte e tutti.

Ma anche quest’anno l’8 marzo non possiamo e non vogliamo considerarlo una festa, è una giornata di lotta, come tutte quelle prima e quelle dopo questa data. Una giornata fatta di mimose e ringraziamenti alle “belle e brave donne, mamme, figlie, zie, nipoti, nonne” e tutte le etichette che vi vengono in mente.

Degli auguri ne facciamo a meno. Grazie, ma no, grazie.