Ormai poche ore ci separano dal voto che deciderà chi sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti d’America. Dopo aver cercato nelle scorse settimane di comprendere meglio la situazione sociale e politica attraverso autori e volumi tra loro diversi, concludiamo questo percorso con un libro sicuramente sui generis, il risultato di una felice collaborazione tra il quotidiano online Il Post, il cui vice direttore Francesco Costa è tra i massimi esperti di storie, comunicazioni e linguaggi legati al mondo Usa, e la casa editrice Iperborea, a molti nota per la sua ricerca editoriale, unica in Italia, nel panorama della scrittura letteraria scandinava e del Nord Europa in genere. Il risultato sono “Cose spiegate bene” (il titolo della collana), nel caso spiegate Ogni quattro anni (pp. 304, euro 18), con l’intenzione di offrire al lettore gli strumenti adeguati per decifrare l’intricato meccanismo elettorale statunitense, allo stesso tempo cercando di comprendere come il Paese si prepari al voto nei suoi aspetti politici e culturali. Con la curatela affidata proprio a Francesco Costa, il volume raccoglie gli interventi di esperti in materia tra cui Marco Cassini, già editore minimum fax, da oltre un decennio alla guida delle Edizioni Sur.

Che rapporto c’è tra il lavoro editoriale e l’attualità politica statunitense a pochi giorni dal voto?

In trent’anni di editoria non mi sono mai occupato ufficialmente e direttamente di politica. Il mio contributo ho cercato di darlo nell’unico modo che conosco: mettere in circolazione opere letterarie che possano contribuire a un dibattito e a un confronto. Sottolineo “letterarie” perché, salvo rare eccezioni, prima con minimum fax e poi dal 2011 con Sur ho pubblicato soprattutto narrativa. Ma sono sempre libri che non si limitano a essere di intrattenimento, e hanno al loro cuore temi che per noi della casa editrice sono ineludibili.

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Puoi fare qualche esempio?

Negli ultimi tempi Sur ha pubblicato libri come L’invincibile estate di Liliana dell’autrice messicana – ma che vive e insegna da trent’anni all’Università di Houston, in Texas – Cristina Rivera Garza: la storia del femminicidio di Liliana, la sorella dell’autrice, che è diventato il manifesto di #Unite, un gruppo di oltre cento scrittrici, attiviste e giornaliste italiane, e che ha vinto il Premio Pulitzer 2024. Per restare all’ambito statunitense, abbiamo riportato in libreria testi imprescindibili come Il colore viola di Alice Walker; la poesia anticapitalista e pacifista di Lawrence Ferlinghetti; tra le nuove voci, la distopia carceraria di Nana Kwame Adjei-Brenyah, Catene di Gloria; la satira sull’antisemitismo americano oggi Il Golem di Brooklyn di Adam Mansbach; le riflessioni di Ursula K. Le Guin su utopia e femminismo in I sogni si spiegano da soli, solo per fare qualche esempio. Per guardare agli Stati Uniti da un altro punto di vista, anche il libro che racconta il colonialismo e il saccheggio, prima europei e poi statunitensi, del subcontinente americano: Le vene aperte dell’America Latina di Eduardo Galeano.

Che temi vengono affrontati nel tuo intervento incluso in Ogni quattro anni?

Nell’articolo che appare nel numero di “Cose spiegate bene” dedicato alle elezioni americane mi sono attenuto alla richiesta dell’editore di raccontare aneddoti su autori e autrici che ho conosciuto nei miei viaggi negli Stati Uniti. Ma è indubbio che aver pubblicato per un quarto di secolo le opere di Ferlinghetti mi ha avvicinato alla controcultura californiana degli anni Sessanta; così come avere il privilegio di pubblicare in italiano La ferrovia sotterranea di Colson Whitehead o i romanzi western di Oakley Hall (Bad Lands e Warlock) o il romanzo Capannone n.8 di Deb Olin Unferth, mi ha permesso in prima battuta di conoscere opere che affrontano tematiche come il razzismo, lo sfruttamento delle risorse naturali, i pericoli dell’allevamento intensivo, e successivamente di contribuire a diffonderle. Per questo credo che fare l’editore sia sempre innanzi tutto occasione di crescita e di conoscenza per me e per le persone con cui lavoro nella casa editrice Sur; poi c’è la responsabilità di partecipare – grazie a quei libri – a un discorso collettivo.

Un pronostico per queste elezioni?

Per chi come me ama calembour e giochi di parole, spero di non dover vivere la stessa delusione che ebbi nel mio viaggio a New York in occasione delle elezioni presidenziali del novembre 2016. A Brooklyn eravamo in molti a esserci dati appuntamento all’angolo tra Clinton e President, dove la toponomastica aveva creato uno spontaneo luogo di aggregazione antitrumpiana; la sera, quando era ormai chiaro che Trump aveva vinto, a quell’incrocio trovammo un cartello che diceva, in tono di dileggio: “La festa è spostata all’angolo tra Clinton e 2nd Place”, che significa anche “secondo posto” ossia quello di perdente. Non saprei trovare un gioco di parole analogo, ma mi auguro che quest'anno i brindisi non si faranno alla Trump Tower ma – per restare in un luogo letterario, e più precisamente hemingwayano – all’Harris Bar…