Sulle rinnovabili siamo in ritardo. Gli obiettivi che l’Italia ha al 2030, fissati dal “decreto aree idonee”, non riusciremo a raggiungerli, anche se negli ultimi anni stiamo accelerando e le prospettive di sviluppo sono buone. La denuncia arriva dal nuovo report di Legambiente “Scacco matto alle rinnovabili 2025”, che precisa: rischiamo di raggiungere gli 80.001 megawatt con otto anni di ritardo, cioè nel 2038. Preoccupazione condivisa anche dal recente paper pubblicato da Banca d’Italia: per raggiungere gli obiettivi fissati dal Pniec entro il 2030 sarà necessaria un'ulteriore accelerazione delle installazioni.

Siamo al 22 per cento

A oggi mancano all’appello 62.284 megawatt da realizzare nei prossimi sei anni, ovvero 10.380,6 megawatt all’anno, mentre quelli installati sono 17.717 megawatt, appena il 22 per cento dell’obiettivo 2030. Ma la strada da percorrere è tutta in salita, a livello sia nazionale sia regionale e comunale, anche a causa di decreti e leggi che mettono paletti, ritardi, ostacoli burocratici e opposizioni locali.

“I principali ostacoli non tecnologici sono gli iter autorizzativi lenti, dovuti all'ostracismo del ministero della Cultura e all’inazione delle Regioni - dichiara Stefano Ciafani, presidente di Legambiente –, i decreti sbagliati e ideologici, come quelli su aree idonee e agricoltura, e le politiche miopi del Governo Meloni, che non fa altro che rendere la penisola ancora più dipendente dagli speculatori del gas, puntando anche sul ritorno del nucleare, opzione energetica sconfitta dal libero mercato”.

Regioni in ordine sparso

Se si guarda nel dettaglio la situazione dei territori, le Regioni non si comportano tutte allo stesso modo: Valle d’Aosta, Molise, Calabria, Sardegna e Umbria sono le peggiori in classifica, perché rischiano di registrare i maggiori ritardi, stimati tra i 45 e i 20 anni, rispetto all’obiettivo fissato. Solo il Lazio, se andrà avanti come sta facendo, centrerà i risultati nel 2030. Sono messe bene anche il Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige, con due anni di ritardo; Piemonte, Lombardia e Veneto, quattro anni; Campania, cinque anni.

Installazioni decuplicate

“Per dieci anni, dal 2013 al 2022, siamo andati col freno a mano tirato”, afferma Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto Club: “Dal 2023 abbiamo iniziato a decuplicare le installazioni, passando da 500-700 MW di fotovoltaico all’anno a 6 mila. Chi poteva installare, a casa, sul proprio stabilimento, lo faceva, anche per ridurre le bollette, quando i prezzi del gas sono schizzati alle stelle a causa della guerra in Ucraina, complici la riduzione del prezzo della tecnologia e i finanziamenti del 110 per cento, terminati i quali si sono ridotti anche i nuovi impianti di piccole dimensioni. Nel frattempo sono ripartiti quelli di media e grande dimensione”.

Eolico ridotto

Per l’eolico, invece, la situazione è diversa. I numeri sono molto più ridotti, perché le autorizzazioni sono incredibilmente lente. Inoltre, si sta aspettando di passare all’eolico off shore, quello in pratica in mezzo al mare. “E poiché il Mediterraneo è molto profondo, eccetto l’Adriatico, si dovrà puntare all’off shore galleggiante – riprende Silvestrini -. I risultati si vedranno quindi tra quattro o cinque anni, i frutti tra una decina d’anni. Un altro capitolo è rappresentato dalla buona diffusione delle batterie collegate al fotovoltaico, cosa che consente di avere il solare nelle ore centrali della giornata e la sera l’energia accumulata dalle batterie”.

Obiettivo 100%

Avere un sistema elettrico in Italia del tutto decarbonizzato entro il 2040, comunque, non è un miraggio irraggiungibile. Ne sono convinti gli accademici e gli esperti del 100% Rinnovabili Network: il punto di partenza è l’inversione di paradigma generata dallo sviluppo delle tecnologie rinnovabili e dal crollo dei prezzi dell’elettricità pulita. L’ultimo rapporto presentato ricorda che l’elettricità da solare ed eolico risulta oggi tre volte più conveniente di quella da combustibili fossili, se si considerano i costi esterni legati a emissioni climalteranti e impatti sanitari.

Blocchi e ostacoli

Eppure gli ostacoli che vengono messi allo sviluppo sono tanti. Il report di Legambiente segnala i blocchi registrati: 92 le storie di rinnovabili mappate dal 2022 a oggi, 31 quelle censite nel 2024 e che hanno al centro impianti eolici, fotovoltaici e agrivoltaici, segnati da ostacoli che arrivano da presidenza del Consiglio dei ministri, Sovrintendenze, Regioni, Comuni, comitati di cittadini e associazioni datoriali.

“I ritardi che sta accumulando l’Italia sono inaccettabili, se si considera l’accelerazione della crisi climatica nella penisola, 2.098 eventi meteo estremi dal 2015 a oggi, di cui 753 allagamenti e 522 danni da raffiche di vento e trombe d'aria, 1137 i comuni colpiti” sostengono da Legambiente. Dieci le proposte, a partire dallo snellimento degli iter autorizzativi, dal rafforzamento del personale tecnico negli uffici regionali e comunali preposti alla valutazione e autorizzazione dei progetti, e dalla revisione del decreto aree idonee e del decreto agricoltura.