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L’appuntamento è fissato per oggi (mercoledì 31 ottobre) a Roma, alle ore 16 presso il ministero dello Sviluppo economico. Intorno al tavolo, i sindacati dei metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil e il ministro Luigi Di Maio. Oggetto dell’incontro: il futuro dell’industria dell’auto in Italia.
“Da tempo sollecitavamo un confronto del genere e la decisione del ministero è per noi un obiettivo raggiunto, costituisce un primo passo che inverte la tendenza degli ultimi governi. Per la prima volta un esecutivo apre un negoziato su una fase delicata e complicata del settore”, esordisce Michele De Palma, segretario nazionale Fiom Cgil e responsabile automotive, che Rassegna Sindacale ha intervistato alla vigilia del summit al ministero.
Rassegna Dopo tanto tempo si torna a parlare di politica industriale, riferita all’automotive, in una sede istituzionale.
De Palma È dall’epoca dell’ex ministro Calenda - che con noi sindacati ha fatto solo due brevi incontri - che sosteniamo la necessità di dover affrontare le problematiche dell’auto e della componentistica nel nostro Paese, visti i grandi cambiamenti tecnologici intervenuti, le incertezze produttive e di mercato, le nuove limitazioni sulle emissioni, l’aumento dell’utilizzo degli ammortizzatori sociali per i lavoratori.
Rassegna Quali sono i tavoli in corso delle vertenze aperte?
De Palma Ci stiamo occupando in particolare del destino dell’impianto di Termini Imerese - per cui c’è già un tavolo apposito al ministero del Lavoro, riguardante la cassa integrazione straordinaria degli addetti - e quello dell’ex Irisbus (Industria italiana autobus), su cui nei giorni scorsi il Mise ha comunicato e ufficializzato la manifestazione d’interesse di Ferrovie dello Stato. Spero si faccia finalmente chiarezza sul futuro assetto societario di Iia. Il ministro Di Maio ha anticipato che la maggioranza sarà pubblica: il confronto dovrà ripartire proprio da questo punto.
Rassegna Durante l’incontro col governo affronterete le questioni relative alle emissioni di Co2, all’espansione dell’ibrido e dell’auto elettrica?
De Palma Certo, e aggiungerei anche l’immissione del self drive e il tema delle auto in condivisione, il car sharing e altri nuovi servizi. Oggi una parte consistente delle vendite si concentrano proprio sulle auto di utilizzo. L’impatto ecologico è diventato sempre più un aspetto fondamentale, perché molte città stanno facendo scelte restrittive in tema di emissioni. Sotto tale profilo attendiamo il pronunciamento della Commissione e del Consiglio europei, che dovrebbe avvenire entro l’anno. In ogni caso, sarà sempre più ridotta la possibilità di circolazione alle vecchie auto.
Rassegna Di pari passo, si assiste al crollo del mercato del diesel.
De Palma La produzione diesel è in forte calo e già sappiamo che Fca ha dichiarato di voler abbandonare questo segmento entro il 2021. È importante attuare una conversione sistemica per garantire la produzione a un impatto ambientale ridotto o nullo. Tradotto, significa ingranare la marcia dell’ibrido e dell’elettrico. Il momento è delicato, perché nel passaggio, che avviene gradualmente, il motore diesel si spegne piano piano e se contestualmente non si attiva il comparto elettrico, si rischia che dalla nuova sfida ne usciamo vinti, anziché vincitori.
Rassegna Qual è la strada da seguire, a tale proposito?
De Palma Innanzitutto dobbiamo capire come gestire il superamento della produzione dei motori diesel, salvaguardando l’occupazione, ma anche come formare gli operai e dotare gli stabilimenti in questione di quanto necessario per produrre motori diversi. Va avviato un processo di riconversione per migliaia di addetti, appartenenti agli impianti di Pratola Serra (Avellino) e Cento (Ferrara). In sostanza, siamo di fronte a una lenta deindustrializzazione e siamo chiamati a innescare una controtendenza. Altrimenti sarà un disastro.
Rassegna Quindi, sul mercato a quattro ruote è atteso un grosso stravolgimento?
De Palma È una fase di conflitti, incertezze e rivoluzioni di mercato. Intorno a tale grande cambiamento, più o meno in tutti i paesi europei, a partire dalla Germania, ci sono tavoli di confronto tra governi, aziende e sindacati per gestire i processi di trasformazione ed evitare la catastrofe occupazionale. La produzione di auto ibride ha necessità di maggior manodopera. Sul diesel, invece, assistiamo a una disputa molto forte sulla qualità delle emissioni, perché, secondo gli ultimi studi, non sarebbero poi così negative.
Rassegna C’è bisogno di nuove regole da adottare?
De Palma Indubbiamente. Perciò proporremo al governo una Commissione nazionale sull’automotive, che dovrà garantire e guidare la migrazione al nuovo, che vuol dire innanzitutto auto ibrida e auto elettrica, e perciò elettrificazione, con una rete di centraline di ricarica da costruire, con investimenti a 360 gradi da attuare, discutendo anche con le aziende che producono le infrastrutture per il nuovo sistema. Il team dovrà essere formato da esponenti delle istituzioni, delle organizzazioni sindacali, delle aziende e da tecnici ed esperti del settore: penso agli studi portati avanti sulla reindustrializzazione dell’università Ca’ Foscari di Venezia, ai Politecnici di Torino e di Bari. Ma vorremmo coinvolgere anche cittadini e lavoratori per discutere sulle nuove forme di mobilità urbana e sui processi d’innovazione.
Rassegna L’incontro con Di Maio come preludio al rendez-vous con Fca, in calendario il 30 novembre.
De Palma Sì, ma vorrei sottolineare anche l’inaccettabile scelta dell’azienda di convocare due tavoli separati, il 29 novembre con le organizzazioni sindacali firmatarie di contratto e il 30 con noi. Il gruppo ha puntato soprattutto sul processo produttivo e assai meno sul prodotto, e il risultato è che ne stiamo pagando le conseguenze in termini occupazionali, con la cigs a Pomigliano d’Arco, con le fermate produttive a Mirafiori, con i contratti di solidarietà a Grugliasco e Melfi. La mancanza di un piano di lancio dei nuovi modelli sta determinando il ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali, perché assistiamo a un calo dei volumi produttivi. Con l’azienda vorremmo parlare d’investimenti e innovazione tecnologica: sul mercato in grandissima espansione dei motori elettrici e dell’auto ibrida Fca è assente, perché quei motori non ce l’ha. Dovrà acquistare la tecnologia da Magneti Marelli…
Rassegna …Che è stata appena venduta!
De Palma Sì, purtroppo. È stata ceduta a Calsonic Kansei (e al fondo statunitense Kkr, che è il proprietario del gruppo giapponese), mentre poteva essere strategica per il futuro della nostra componentistica, per qualità di competenze e innovazione. Magneti Marelli avrebbe potuto mettere assieme le aziende del settore, con un ruolo attivo esercitato dalla Cassa depositi e prestiti in termini di risorse, per puntare sul mercato in crescita dei motori elettrici ed elettronici. Fca si è privata di un autentico ‘gioiello’ e adesso dovrà comprare la tecnologia, diventata nel frattempo patrimonio di un’altra multinazionale. In tutta questa vicenda è mancata, nonostante le nostre continue richieste, una politica industriale nazionale in grado di salvaguardare la produzione italiana.