"Nello scorso mese di maggio il Tar del Lazio, accogliendo un ricorso di Inca e Cgil, e rendendo esecutiva una sentenza della Corte europea, aveva annullato il contributo da 80 a 200 euro per il rilascio dei permessi di soggiorno ai cittadini stranieri. Il contributo era stato definito 'sproporzionato e tale da rappresentare un ostacolo per i diritti dei cittadini stranieri e quindi in contrasto con le norme europee'. In questi giorni, il governo ha depositato un ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar, e il presidente del Consiglio di Stato, con stupefacente e sospetta rapidità, a poche ore dal deposito del ricorso e senza sentire le ragioni di Cgil e patronato Inca, si è assunto la responsabilità di sospendere gli effetti della sentenza del Tar, per cui i cittadini stranieri pagano nuovamente il contributo fino a 200 euro che era stato cancellato". È quanto affermano Cgil e Inca di Modena in un comunicato congiunto.
"Si tratta di un provvedimento grave e al limite del buon senso: i cittadini immigrati regolari che vivono, lavorano, pagano tasse e contributi in Italia non meritano un trattamento che, nei fatti, risulta essere discriminatorio. Inoltre, va segnalato che, all’indomani della sentenza del Tar dello scorso maggio, le questure avevano adeguato il sistema informatico per accettare le domande senza contributo. Ora tutto viene nuovamente modificato", continua il sindacato.
"Le ragioni che hanno portato il governo a presentare un ricorso urgente sono tutte di natura economica: nel ricorso si parla di 'rilevantissimi effetti negativi per la finanza pubblica', e s'insiste sui soldi che lo Stato perderà con l’annullamento del contributo e con i risarcimenti dovuti ai lavoratori immigrati. È evidente, quindi, che l’iniziativa del governo si fa beffe dei principi di equità e giustizia e delle disposizioni degli organismi comunitari (tra l’altro inappellabili), e fa cassa sui diritti delle fasce più deboli della cittadinanza. Mentre ci sono Paesi che praticano i respingimenti e costruiscono muri e fili spinati materiali, iniziative come queste rappresentano, nei fatti, altrettanti muri burocratici e finanziari all’integrazione e ai diritti delle persone migranti", continuano Cgil e Inca di Modena.
"Infine, leggiamo in queste ore di interrogazioni, presentate da parlamentari modenesi al ministro degli Interni, per 'verificare che non venga più chiesto il contributo per il rilascio e il rinnovo del permesso di soggiorno, come stabilito dalla sentenza del Tar'. Ecco, questa interrogazione è evidentemente superata dal ricorso del governo che ha causato l’immediato ritorno al vecchio contributo fino a 200 euro. Sulle ragioni - per noi evidenti - di questo ricorso, pensiamo che sarebbe necessario e opportuno che il ministro e il governo venissero interrogati e pungolati. Per quanto ci riguarda, non mancheremo di tutelare e rappresentare in ogni sede, politica, istituzionale e giudiziaria, i diritti di questi cittadini e l’affermazione di un principio che la Corte di giustizia europea ha già riconosciuto, vincolando su questo il governo italiano, che invece dimostra di fregarsene", concludono le due sigle.