PHOTO
“La responsabilità dei licenziamenti sta tutta in capo ai vertici aziendali che, non a caso, hanno aperto la procedura per i licenziamenti collettivi”. A dirlo è Massimo Cestaro, segretario generale Slc Cgil, commentando il “drammatico epilogo” della vicenda Almaviva e le “dichiarazioni, anche di parte sindacale, ma non solo, che attribuiscono ai delegati della Rsu di Roma la ‘responsabilità’ dei licenziamenti. Dichiarazioni che trovo intollerabili e mistificanti”.
Per Cestaro “attribuire la responsabilità alla parte più debole del settore, ossia ai lavoratori e ai loro rappresentanti, è un’operazione di vero e proprio sciacallaggio che rischia di costringere quei delegati a temere perfino della propria incolumità fisica”. È assolutamente necessario che “chi ha maggiori responsabilità tenga i nervi saldi e non si lasci andare a dichiarazioni irresponsabili che possono avere effetti devastanti per tutti”. In conclusione, Cestaro ricorda di aver “dichiarato al ministero dello Sviluppo economico che faremo di tutto e di più per non lasciare quei lavoratori senza prospettive, che è l'unica cosa che un sindacato responsabile può e deve fare”.
Il segretario generale Slc risponde anche a un post su Facebook pubblicato dall’esponente del Movimento 5 Stelle Luigi di Maio sulla vicenda Almaviva, in cui il vicepresidente della Camera affermava che questi “saranno i primi nella storia a essere stati licenziati dalla Cgil” e che “partiti e sindacati ormai condividono tutti lo stesso destino. L'epoca della rappresentanza è finita. Ognuno si metta l'elmetto e inizi a rappresentare se stesso”.
Massimo Cestaro, parlando dell’onorevole Di Maio, dice che sono “lui e i suoi accoliti l'esempio più lampante della crisi della politica: rappresentanti del popolo italiano che siedono in Parlamento e, tuttavia, non sanno quasi mai di cosa parlano, salvo riempirsi la bocca di frasi fatte, luoghi comuni da tempo in disuso perfino nelle peggiori bettole”. E così conclude: “Ciò che più stupisce in questi parvenu della politica italiana è che hanno smarrito, qualora lo abbiano mai avuto, il benché minimo senso della vergogna”.