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I voucher in agricoltura non servono. Lo ribadisce in una nota la Flai Cgil Emilia Romagna che ricorda che nel settore sono disponibili altre modalità che non comportano un aggravio per il costo del lavoro.
Per questo, si legge in una nota, "ci stupiscono le dichiarazioni dell’assessore regionale Patrizio Bianchi che, rispondendo ad una interrogazione del consigliere regionale Fabio Rainieri (Lega), si appella al governo Gentiloni per chiedere nuovi voucher in agricoltura, sostenendo che la raccolta di frutta nella nostra Regione potrebbe essere a rischio".
"Nel settore agricolo – ricorda la Flai –, in Emilia Romagna, nel 2016, sono stati venduti 348.503 voucher su un totale di 16.779.784, pari al 2.08%. Se confrontiamo i voucher venduti l'anno scorso con il 2015 notiamo addirittura un calo (-16.033), mentre quelli venduti per tutti i settori sono aumentati di oltre 4 milioni!"
"Nella nostra regione, i lavoratori in età lavorativa a tempo indeterminato e determinato, considerando anche coloro che svolgono meno di 50 giornate, sono 87.964 (dati 2015 - fonte Inps). Considerando i voucher venduti equivalenti a un’ora di lavoro, per non oltre 50 giorni di lavoro in un anno, più che sufficienti per le vendemmie e la raccolta delle varietà ortofrutticole presenti nel nostro territorio regionale, avremmo 871 posti di lavoro equivalenti, pari allo 0.99% sul totale dei lavoratori della nostra regione occupati in agricoltura. Questi dati ci dicono che i voucher sono assolutamente marginali, se erano utilizzati correttamente, e che non c’è nessuna emergenza per il settore agricolo", continua il comunicato sindacale.
"Inoltre, il lavoro stagionale in agricoltura prevede la chiamata giornaliera dell'operaio a tempo determinato anche per un solo giorno all'anno, anche per le sole ore necessarie a svolgere l'attività richiesta. Si tratta di un vero e proprio lavoro a chiamata, previsto dalle normative di legge e dai contratti che regolano il mercato del lavoro nel settore, che non ha nemmeno bisogno della comunicazione giornaliera di inizio e fine lavoro, com’era previsto per i voucher", aggiunge la Flai regionale.
Per il sindacato il lavoro stagionale ha un costo del lavoro orario che è comparabile a quello dei voucher e in alcuni casi, come nelle zone agricole svantaggiate, addirittura inferiore. "Per i lavoratori, invece, la differenza è enorme: con i voucher, nessun diritto (malattia, disoccupazione, assegni familiari e copertura previdenziale). Non c’è bisogno di inventarsi altro: per la raccolta della frutta esistono già gli strumenti contrattuali, basta applicarli. Se si vogliono trovare altre cose, basta leggere la Carta dei diritti universali del lavoro, la proposta di legge della Cgil, sostenuta da oltre un milione di firme", conclude il sindacato.