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“Sulle pensioni abbiamo preso impegno con i lavoratori e i pensionati, quello di cambiare profondamente la legge Fornero. Nel documento congressuale – che ha ricevuto la stragrande maggioranza dei consensi al direttivo – c’è l’obiettivo di arrivare a una nuova legge sulle pensioni. Non molliamo la presa e andiamo avanti nel sostenere la nostra idea”. A dirlo è il segretario confederale della Cgil Nino Baseotto ai microfoni di RadioArticolo1.
“Il nuovo governo – osserva – lancia gli slogan sull’abolizione di quella legge, poi però chiunque abbia un po’ di testa sulle spalle deve chiedersi cosa accade dopo. Noi vogliamo capirlo bene e discuterlo. Se il ragionamento è puntare tutto sul contributivo, significherebbe dare risposte a una parte non maggioritaria del mondo del lavoro, dimenticando i discontinui, le donne, il Sud, categorie fondamentali come l’agricoltura e l’edilizia. Non ci facciamo attrarre dallo slogan e siamo pronti a rilanciare la piattaforma unitaria, a riannodare ancora di più i legami unitari con Cisl e Uil su questi temi, a predisporci al confronto con il Parlamento e il governo”.
Il dirigente sindacale parla anche della possibile reintroduzione dei voucher. “La dice lunga sul fatto che, di fronte al fallimento di alcune politiche liberali di questi ultimi dieci anni, una parte del sistema delle imprese e della politica continui ancora a pensare che quella sia la strada maestra. Tutte le voci internazionali più autorevoli, vedi l’Ocse negli ultimi giorni, dicono la stessa cosa: noi non siamo di fronte a una qualche contraddizione all’interno di uno splendido contesto di successo delle politiche liberiste; su lavoro e sui diritti c'è stato un fallimento totale di queste politiche” che ci ha portati alla “precarietà dell’incertezza e all'assenza di lavoro, soprattutto quello stabile. Lo diciamo da anni, siamo stati bollati come i gufi, quelli che vanno a cercare i disastri. Ma alla fine il risultato è questo. E poi qualcuno – osserva Baseotto – ancora si stupisce che vincano le forze populiste”.
“La mia opinione personale sul governo – aggiunge il dirigente della Cgil – parte da una pregiudiziale che pesa come un macigno e riguarda due aspetti. Primo, le gravissime parole che gli attuali due vicepresidenti del Consiglio hanno rivolto nei confronti delle più alte istituzioni democratiche della Repubblica. Secondo punto, le cose orrende che il ministro degli Interni continua a dire in fatto di flussi migratori, il razzismo, la cattiveria e il cinismo con cui nega la solidarietà nei confronti di chi fugge da una guerra”.
Quanto al decreto Dignità appena approvato dal Consiglio dei ministri, “contiene provvedimenti parziali e insufficienti, ma anche interessati perché vanno nella direzione da noi auspicata – conclude Baseotto –. Segnali positivi che sarebbero più convincenti se il Parlamento si decidesse a discutere la Carta dei diritti universali del lavoro, magari anche facendo le modifiche nella prerogativa della sovranità, ma con l’ottica di un intervento organico per rinsaldare il legame che manca tra lavoro e diritti”.