“Non ci fermiamo oggi, non è questa la risposta unica che daremo. Continueremo nei prossimi giorni in Parlamento, presidieremo la discussione sulla legge di bilancio. E continuiamo a lavorare per preparare le prossima mobilitazione generale che, ve lo posso garantire, non è lontana nel tempo”. È con queste parole che il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, dal palco di piazza del Popolo a Roma, ha chiuso sabato 2 dicembre la manifestazione su pensioni e lavoro.

L’audio dell’intervento (RadioArticolo1)

 

Il leader Cgil si è concentrato inizialmente sulla manovra di bilancio. “Abbiamo pensato che se c’era una luce in fondo al tunnel, visto che raccontano che il paese è uscito dalla crisi, questo era il momento di restituire qualcosa a chi la crisi l’ha pagata, di immaginare un futuro diverso e meno diseguale. Ma così non è stato” spiega Camusso, rimarcando che “non esiste stabilità finanziaria se non si tiene conto del disagio sociale”. Le scelte fatte con la legge di bilancio "sono una grande occasione persa: nel Paese, dentro la crisi, abbiamo assistito a una deriva, ma non sembra essere questa una preoccupazione". E citando l’ultimo rapporto Censis, Camusso sottolinea che “nonostante la ripresa cresce il rancore, e le ferite prodotte dalla crisi sono tutte ancora aperte. C’è l'insopportabilità di scelte che non si misurano mai con gli effetti delle disuguaglianze create”.

Per il segretario generale della Cgil “in questa manovra c'è troppa continuità senza giustizia per chi ha pagato la crisi”, ed è una finanziaria che fa passare “il messaggio che l’evasione non possa essere contrastata, visto che continuano a esserci condoni, anche se chiamati con un altro nome”. Una manovra, appunto, che non assicura giustizia sociale: “Dietro alle apparenti giustificazioni che le tasse non aumentano, resta il fatto che paga di più le tasse chi ha di meno. Non si interviene mai sulle grandi ricchezze”. Nella legge di bilancio, infine, mancano “interi capitoli: quello sulla non autosufficienza, quello sulla salute e la sanità. Nel Documento di economia e finanza c'è scritto che nei prossimi anni dovrà diminuire la spesa sanitaria rispetto al Pil, non capiamo perché, visto che ci sono 11 milioni di persone che non si curano. Servono scelte che rendono disponibili a tutti le cure e il ricorso alla sanità". Infine, Camusso ha evidenziato che "la norma per stabilizzare i precari della ricerca così com'è non va bene. Noi saremo con i precari della ricerca sotto al Parlamento perché ci vogliono certezze e risorse".

Susanna Camusso vede un paese in cui “crescono incertezza e precarietà, si moltiplicano contratti a termine. Non ci sono risposte sugli ammortizzatori sociali, sugli appalti e sulle piccole aziende. Non ci sono investimenti, si continua con la logica della decontribuzione e si creano equivoci sull’alternanza scuola-lavoro, che occorre ribadire che è formazione e non lavoro gratuito”. Sull’articolo 18 polemizza con l’ex premier Matteo Renzi: “Non è un totem ideologico come dice l'ex presidente del Consiglio, cosa per altro rispettabilissima, ma la necessità concreta per superare le divisioni nei luoghi lavoro”. E lo invita a leggere “i giornali di questi giorni e vedrà quante notizie parlano di licenziamenti ingiustificati e discriminatori”.

Un passaggio dell’intervento è stato dedicato ad alcune importanti vertenze in corso. “Siamo grati ai lavoratori di Amazon che hanno squarciato un velo sulle condizioni effettive di lavoro” ha detto dal palco di piazza del Popolo: "Quando ci sono otto uomini bianchi che posseggono la stessa ricchezza di 3,6 miliardi di persone, e uno di quelli è proprietario di Amazon, forse non possiamo dire che è obbligato a far lavorare male la gente, ma dovremo dire con onestà che vuole arricchirsi sulle spalle di quei lavoratori". Il segretario generale della Cgil ha poi ricordato “i lavoratori degli appalti della Castelfrigo di Modena, che lottano contro lo sfruttamento in nome della legalità” e “i lavoratori dell’Ikea che hanno alzato la testa, che hanno rigettato l’idea che nel 2017 si licenzi una donna per un problema di accudimento dei figli”.

Per Camusso “il vento sta cambiando, non è vero che non ci sono le condizioni per dare risposte positive”. Il leader sindacale si è quindi rivolto alle aziende: “Smettetela di pensare che si possano prendere i lavoratori uno per uno. Il vento che sta cambiando ci dice che nonostante quelli che pronosticavano la fine del sindacato, il sindacato continua a essere nei luoghi di lavoro. E di sindacato c’è bisogno”.

Un altro passaggio è stato rivolto alla vicenda dell'irruzione di un gruppo di naziskin a Como nella sede di un'associazione umanitaria, avvenuto nei giorni scorsi. "Un episodio insopportabile, sul quale non si può e non si deve tacere. Non sono delle ragazzate, chi lo dice sottovaluta il pensiero che c'è dietro a queste forme di xenofobia, razzismo e invocazione del totalitarismo" ha commentato Camusso: "Alle forze politiche e al governo diciamo che non si può essere disattenti. Si applichi la Costituzione del nostro Paese, le regole ci sono". 

Andando verso la conclusione, il leader Cgil ha affrontato la questione pensioni. Il governo ha fatto la scelta “di chiudere la porta sulla prospettiva previdenziale dei giovani, di isolare qualche emergenza, e non produrre invece una risposta all'ingiustizia del sistema”. Un sistema che ai giovani “dice una cosa precisa: se sarai fortunato, e avrai una carriera continua e ricca, allora potrai accedere alla pensione flessibilmente; ma se sei come i giovani di oggi, precari, con discontinuità e con i lavori poveri, tu non vi potrai mai accedere”. Per Camusso, dunque, non dobbiamo aspettare “di avere una generazione con il fantasma della povertà, ma dobbiamo iniziare a dare risposte adesso. Dobbiamo avere a cuore cosa succederà per i giovani”.

Riguardo al fallimento della trattativa con il governo, per Camusso “se l’esecutivo non rispetta gli accordi che fa, poi non c’è più credibilità negli impegni che si assumono. Quando vengono meno gli impegni, non si può sperare che un sindacato dica: va bene, prego, alla prossima puntata. C’è una lesione del rispetto reciproco e delle priorità che si sono definite. Per noi viene prima un vincolo, quello che abbiamo assunto con i lavoratori e le lavoratrici, i pensionati e le pensionate”. Da qui la “fatica a capire perché ci sono giudizi diversi dalle altre organizzazioni sindacali. Ovviamente li rispettiamo, ma crediamo che debbano valutare quanto siamo lontani dalla piattaforma che avevamo presentato”.

La chiusura è affidata proprio al rapporto con le altre organizzazioni. “Noi vogliamo ritessere i fili unitari, quindi proponiamo a Cisl e Uil di definire un insieme di regole comuni, in accordo con i lavoratori, su come si facciano le vertenze, perché sappiamo bene che quando si è divisi si è più deboli”. Per il segretario generale Cgil “senza regole, senza un governo delle piattaforme, quando si arriva a valutazioni diverse si è altrettanto deboli, perché non si ha la forza di chiedere innanzitutto il rispetto degli accordi”.