L'Italia nel giro di dieci anni è diventata il quarto paese per accoglienza di immigrati nell'ambito Ue. Prima ci sono solo Spagna, Germania e Regno Unito. A confermarlo sono i dati citati al convegno del Cnel e del ministero del Welfare 'Nuovo orizzonte per l'immigrazione', in corso oggi, 29 novembre. 

In un decennio la presenza dei migranti è passata dal 2,2% al 7,5% della popolazione, due milioni e mezzo di lavoratori, che rappresentano un decimo del totale degli occupati, e che contribuiscono al 6% del Pil e promuovono il 7,4% delle imprese,. La presenza degli stranieri è poi caratterizzata da una crescente stabilità delle comunità, con una quota del 52% di soggiornanti di lungo periodo, centomila ricongiungimenti familiari all'anno, e circa un milione di minori, di cui 756 mila iscritti nelle scuole.

'La presenza di stranieri è inevitabilmente elevata. Di contro - sottolinea Natale Forlani, direttore generale per l'immigrazione del ministero del Welfare al convegno del Cnel - il dibattito è ancora concentrato sui flussi, risentendo di un retaggio del passato. Il paese su questi temi ha invece bisogno di cambiare l'agenda, parlando di integrazione e lavoro, che è qualificante nel promuovere la mobilità sociale interna”.

Ci sono dei problemi, però. Innanzitutto dovuti alla crisi economica in atto. Per la prima volta, infatti, l'offerta di lavoro da parte degli immigrati supera la domanda e bisogna fare i conti aspirazioni crescenti. Negli anni della crisi - spiega il Cnel - c'è stato un incremento della disoccupazione di oltre 5 punti percentuali (arrivata al 12%), che segna un cambiamento rispetto agli anni passati.

Queste novità “invitano a spostare l'attenzione dalla programmazione dei flussi alle politiche di integrazione basate su una maggiore capacita' di favorire la mobilita' interna del lavoro”, spiegano al Cnel, migliorando la qualità all’accesso scolastico, abitativo, linguistico e lavorativo dei cittadini migranti in Italia.

“Abbiamo assistito a scelte indirizzate ad ottenere consensi in una parte del paese, piuttosto che per guardare al futuro”, dice invece Mario Morcone, capo di gabinetto del ministero dell'Integrazione, e in primo luogo “il tema delle seconde generazioni è una questione alla quale non possiamo sottrarci”.