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"La situazione in Sicilia è veramente drammatica, stiamo soffrendo la crisi come non mai. Dal 2008 ad oggi, abbiamo perso oltre 230.000 posti di lavoro e il 40% della nostra capacità produttiva. Per questo, per domani, 20 marzo, abbiamo organizzato uno sciopero generale del pubblico impiego che coinvolgerà tutti i i lavoratori della Regione". Così Michele Pagliaro, segretario della Cgil isolana, stamattina ai microfoni di RadioArticolo1 (ascolta il podcast integrale).
"II problema vero è che non si riesce a chiudere il bilancio regionale. La Giunta ha un buco di tre miliardi, ma altrettanti miliardi di tagli significano il default per la Sicilia, vuol dire non dare risposte a tutte le vertenze in corso, come Termini Imerese o l'Eni di Gela, dove ci sono migliaia di persone che non hanno più la copertura di un ammortizzatore sociale. Se aggiungiamo il fatto che il Jobs act, anziché includere, ha ridotto le tutele anche a chi le aveva precedentemente, il quadro è proprio a tinte fosche. Tra l'altro, sui lavoratori pubblici, il Governo sta giocando una partita a carte coperte: parla di riforma del pubblico impiego, quando in realtà si deve parlare di legge di Stabilità. Quando il disegno di legge arriverà in aula, penso che sciopereranno anche altre categorie, perché se i buchi sono di quella entità e se il Governo Renzi, anziché dare una mano, cerca di portare via risorse all'isola, il dado è tratto, e probabilmente avremo settimane difficili per il mondo che rappresentiamo", spiega il dirigente sindacale.
"Il 'buco nero' della Sicilia è la disoccupazione giovanile, che ha raggiunto il 57%. È un dato su cui bisognerebbe riflettere: i giovani vivono una condizione davvero assurda, e una quantità impressionante di loro sono neet, cioè non studiano e non lavorano. Su questo, la Regione deve dare risposte. Riformare la pubblica amministrazione non significa parlare di distacchi sindacali, che noi vogliamo adeguati a livello nazionale, ma significa rimuovere quelle condizioni che impediscono la spesa dei fondi strutturali o quelli del piano giovani. Probabilmente, stiamo perdendo anche le risorse di Garanzia giovani, e questo è un danno per coloro che sono costretti a emigrare. Negli anni della crisi si stima che 12.500 giovani all'anno hanno lasciato la Sicilia: vanno via le energie migliori, coloro che hanno studiato e sisono preparati, e il combinato disposto tra chi va via e chi resta, che magari non ha opportunità, è pericoloso e condanna la nostra terra a una condizione di degrado che non accettiamo e contro cui lottiamo", prosegue Pagliaro.
"Il segretario regionale della Cgil ha poi affrontato il tema della corruzione. "È uno dei problemi del Paese, ma anche della Sicilia: siamo di fronte a un fenomeno che ha invaso ogni ambito, qualsiasi appalto. Vedi le vicende di Mafia capitale, dell'Expo, e, per quanto ci riguarda, il caso di Roberto Helg, presidente della Camera di commercio siciliana. Si può combattere la corruzione se si applicano le regole che hanno consentito di combattere la mafia. Non bastano il Cantone di turno, ma ci vogliono scelte concrete che la politica ancora oggi non riesce a fare. Di fronte all'odierno quadro legislativo, la corruzione è persino incentivata, se il corrotto al massimo può restituire il maltolto. Trattiamo i corrotti come i mafiosi, e probabilmente l'Italia potrà cambiare. In tale quadro, la nostra proposta di legge sugli appalti è più attuale che mai, perchè prova a dare dignità e a tutelare gli ultimi, sui quali si scaricano le contraddizioni del mercato e della globalizzazione, ed evidenzia l'impegno della nostra organizzazione sul tema dell'inclusione. Quindi, per noi, non c'è solo la raccolta delle firme, dove peraltro abbiamo messo in piedi per oggi un centinaio di iniziative, tra sedi sindacali e posti di lavoro, in tutta l'isola: c'è anche un valore simbolico, la lotta per la conquista della dignità del lavoro".
Inoltre, Pagliaro ha parlato dell'attacco terroristico di ieri e di immigrazione. "Ne siamo coinvolti emotivamente, perché la nostra realtà dista solo 140 chilometri da Tunisi. Negli anni, ciò ha determinato una contaminazione tra i due popoli. Lo dico pensando a realtà locali dove c'è un'integrazione, come a Castelvetrano, in provincia di Trapani: i nostri pescatori sono tunisini, e con l'occasione esprimo la solidarietà dei lavoratori della Cgil a tutto il popolo tunisino, solidarietà che ovviamente indirizziamo anche alle vittime italiane dell'attentato. Rinnoviamo il nostro appello alle istituzioni internazionali affinché il terrorismo possa essere affrontato in modo più concreto, facendo prevalere la politica dell'inclusione e dello stare assieme. Tale discorso vale anche per le politiche dell'immigrazione, perché in Europa si parla tanto di migranti, ma poi per loro si fa ben poco: spesso trionfano atteggiamenti populisti e xenofobi, e intanto sulle nostre coste arriva chi proprio da quel terrorismo cerca di fuggire. Su questo, l'Europa è assai deficitaria. Noi continuiamo a fare la nostra parte, e salutiamo positivamente l'idea di Cgil, Cisl e Uil di festeggiare il Primo Maggio in Sicilia, a Pozzallo, vicino Ragusa: è un fatto importante, che evidenzia la sensibilità del mondo del lavoro verso un fenomeno complesso come quello migratorio".