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Riconquistare il diritto alla contrattazione in Fca, stimolare governo e Parlamento a una discussione strategica sul mondo dell’auto oggi, ripristinare negli stabilimenti condizioni di lavori meno stressanti e faticose. Questi gli obiettivi indicati da Michele De Palma, responsabile automotive della Fiom Cgil nazionale, nell’introduzione del convegno “Ci siamo. La Fiom in Fca” all’Hotel Ramada di Napoli.
“Il nostro primo problema è quello di aprire una discussione di carattere strutturale su cosa sia oggi il mondo dell’auto. E su questo è il governo che deve intervenire” spiega: “In Germania la cancelliera Merkel accompagna il piano di riorganizzazione di Wolkswagen, che dopo il ‘dieselgate’ punta a produrre il 25 per cento delle auto elettriche tedesche, lo stesso accompagnamento si evidenzia in Francia nell’acquisizione di Opel da parte del gruppo Psa. In Italia, invece, nulla di tutto questo accade”.
Nel nostro paese “non ci si rende conto che i modelli innovativi presentati da Fca, come la jeep ibrida e la nuova automobile con motore elettrico e self drive car, non sono prodotti in Italia. Ma questi modelli sono il futuro: la produzione di auto ibride, ad esempio, dal 2015 al 2016 è passata dal 16 al 28 per cento. Eppure, chi ci governa non sembra interessato”. Da noi, continua il responsabile automotive della Fiom, i governi “si limitano a fare le ‘photo opportunities’ davanti ai cancelli, vanno a cercare il consenso dell’amministratore delegato, oppure vanno in tv a dire che a Cassino sono state fatte 3 mila assunzioni, quando in realtà sono appena qualche centinaio, e perlopiù sono lavoratori in somministrazione”.
Occasione dell’iniziativa è la scadenza del “contratto specifico” aziendale firmato sette anni fa da Fim, Uilm e Ugl. Un accordo che ha privato le lavoratrici e i lavoratori di Fca (allora si chiamava ancora Fiat) del contratto nazionale di categoria, riducendo a uno i due livelli di contrattazione, provocando una perdita in termini di salario e di diritti. Ora, dopo la conquista di un contratto nazionale dei metalmeccanici firmato unitariamente al termine di un decennio di accordi separati, dopo gli anni della “resistenza” (con la Fiom rientrata in Fca anche grazie a una sentenza della Corte costituzionale che ne ha dichiarato illegittima l’espulsione), per i metalmeccanici della Cgil è il tempo della proposta.
Il mondo dell’auto è in ripresa, dice l’esponente sindacale, siamo passati “dai 400 mila veicoli del periodo più buio ai 900 mila attuali. Ma questo sta avvenendo mediante il peggioramento delle condizioni di lavoro”. Il responsabile Fiom sottolinea come “siano aumentate le saturazioni, tagliate le pause, incrementati i ritmi produttivi. E al lavoratore viene chiesta una flessibilità totale: una settimana fai la cassa integrazione, quella seguente fai 18 turni, quella ancora dopo ti comandano lo straordinario, e poi si ricomincia. Questo è ciò che succede concretamente negli stabilimenti”.
In Fca non c’è alcun problema di produttività, afferma l’esponente sindacale, semmai la maggiore redditività si sta costruendo sul costo del lavoro e sulla flessibilità. “Nel 2015 il bilancio – illustra – era di 930 milioni di euro, nel 2016 si è passati a 1 miliardo 800 milioni, nel 2017 si punta a toccare quota 3 miliardi: ma sono obiettivi esclusivamente finanziari, sono utili che non vengono reinvestiti, sono numeri che non migliorano l’occupazione, i salari, le condizioni di vita dei lavoratori”.
L’obiettivo, ora, è riconquistare il diritto alla contrattazione. “Hanno tentato di cancellarci, ma non ci sono riusciti soprattutto per la tenacia d’iscritti e delegati, che hanno continuato a essere punti di riferimento per tutti gli altri colleghi pur non avendo più alcun riconoscimento formale” spiega De Palma: “E siamo ancora qui perché i lavoratori, nell’unico voto libero che si è realizzato finora, quello sui Rappresentanti per la sicurezza, ci hanno premiato dandoci la maggioranza in Fca, Cnh e Magneti Marelli”.
Adesso si apre la stagione per il rinnovo del contratto nelle ex aziende Fiat, e ci sono “molte cose da fare: conquistare il tavolo di contrattazione, far vivere la piattaforma tra i lavoratori, costruire un percorso democratico per la validazione”. In conclusione, De Palma rimarca come “la Fiom e i lavoratori abbiano resistito perché sapevamo che la democrazia, la dignità e la libera contrattazione non erano proprietà privata, ma beni comuni dei lavoratori. E Fca deve sapere che la Fiom userà tutti gli strumenti a disposizione per far valere il proprio diritto a contrattare e a negoziare”.