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Volto coperto e voce camuffata, evidentemente per paura di ritorsioni. Una videotesimonianza scioccante quella raccolta dalla Cgil dell'Umbria in occasione della tappa perugina del "Viaggio della legalità: una svolta per tutte" della Cgil nazionale. Un lavoratore originario del Bangladesh racconta la sua esperienza di sfruttamento in un'azienda agricola della regione. "Lavoravamo fino a 14 ore al giorno e vivevamo in una vecchia casa fatiscente vicino al campo - racconta il lavoratore - a fine mese venivamo pagati normalmente, ma poi dovevamo restituire la metà dello stipendio al padrone".
"Purtroppo, come dimostra questa testimonianza, anche in Umbria la crisi produce fenomeni di imbarbarimento dei rapporti di lavoro del tutto inaccettabili - commenta Mario Bravi, segretario generale della Cgil dell'Umbria - e tral'altro abbiamo la sensazione che questa sia solo la punta di un iceberg, un problema molto più grande che riguarda in particolare settori come l'agricoltura".
"Stiamo costruendo un protocollo con Regione e magistratura - aggiunge Bravi - per affrontare questo tipo di fenomeni ed evitare che la concorrenza venga fatta comprimendo i diritti dei lavoratori, in un'idea distorta della modernità che va contrastata con ogni mezzo".