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“Per cambiare il sistema previdenziale, per sostenere sviluppo e occupazione, per garantire futuro ai giovani”. Questi i motivi al centro della mobilitazione nazionale della Cgil di domani, sabato 2 dicembre, proclamata dopo l'esito negativo del confronto con il governo sul tema della previdenza, considerato insufficiente. Sono cinque le manifestazioni organizzate dalla confederazione con lo slogan “Pensioni, i conti non tornano!”.
A Roma l'appuntamento è per le 9 in piazza della Repubblica, da dove partirà il corteo fino a piazza del Popolo. A Torino il concentramento è previsto alle 9.30 a Porta Susa e si arriverà in piazza San Carlo. A Bari si sfilerà da piazza Massari, ore 9.30, a piazza Prefettura. A Palermo da piazza Croci a piazza Verdi alle 8.30 e a Cagliari da viale Regina Elena (giardini pubblici) a piazza Garibaldi, a partire dalle 9.30. A concludere tutte le iniziative sarà il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, che alle 12.30 prenderà la parola dal palco della Capitale, in collegamento video con le altre città. La giornata si potrà seguire in diretta con tutti gli aggiornamenti sui siti di Rassegna Sindacale e RadioArticolo1.
La Cgil chiede di “bloccare l'innalzamento illimitato dei requisiti per andare in pensione, garantire un lavoro dignitoso e un futuro previdenziale ai giovani, superare la disparità di genere e riconoscere il lavoro di cura, garantire una maggiore libertà di scelta ai lavoratori su quando andare in pensione”. E ancora, favorire l'accesso alla previdenza integrativa e garantire un'effettiva rivalutazione delle pensioni. Ma le motivazioni non si fermano alla previdenza. Il sindacato di corso d'Italia chiede anche di cambiare la legge di bilancio per sostenere lo sviluppo e l'occupazione, di estendere gli ammortizzatori sociali, garantire a tutti il diritto alla salute e di rinnovare i contratti pubblici. L'invito in piazza è dunque rivolto a lavoratori, pensionati e giovani, “per ottenere risposte concrete e per ridare speranza e fiducia al nostro Paese”.
“Iniziamo una stagione di mobilitazione nei confronti del governo che aveva preso degli impegni l'anno scorso, in quella che era la cosiddetta fase due del sistema previdenziale”. Lo ha detto il segretario generale della Cgil Susanna Camusso a margine dell'assemblea Fp Cgil medici e dirigenti Ssn. “Ovviamente un sindacato reagisce davanti a chi non rispetta gli impegni” e davanti a chi “perpetra un sistema previdenziale che non guarda ai giovani, alle donne e non dà risposte. Noi – ha sottolineato la leader sindacale – ricominciamo una mobilitazione perché deve essere chiaro che non va in pausa la vertenza del sistema previdenziale; è una mobilitazione che serve per discutere con il Parlamento nella stagione di definizione della legge di bilancio”, ha concluso.
Nei giorni scorsi su questi temi il sindacato ha incontrato i gruppi parlamentari di Camera e Senato. “Abbiamo registrato attenzione da parte di tutti – ha osservato il segretario confederale Roberto Ghiselli – nei confronti delle proposte e delle valutazioni espresse dalla nostra organizzazione. Attenzione che ora deve essere trasformata in atti parlamentari concreti per migliorare i contenuti dell'emendamento presentato dal governo, superando i suoi limiti evidenti”. Il dirigente sindacale sottolinea che “le convergenze sono state significative, da parte di alcuni gruppi sull'insieme delle proposte, da altri su punti specifici”.
Intanto "i dati Inps confermano le nostre previsioni e dimostrano che i rilievi critici da noi avanzati erano fondati. Si intervenga con urgenza in legge di bilancio per modificare le procedure e i vincoli per accedere all'Ape sociale e alle prestazioni per i precoci", aggiunge il segretario confederale in seguito alla diffusione da parte dell’Istituto nazionale di previdenza sociale dei dati del primo monitoraggio sull’accoglimento delle domande per l’accesso all'Ape sociale e al pensionamento anticipato per i lavoratori precoci. “Le percentuali di domande accolte, 39% per l’Ape e 34% per i precoci, impongono un intervento, a meno che non si voglia scientemente impedire la reale fruizione di questi strumenti per poter dire di aver prorogato, con le stesse risorse, gli interventi anche per il 2019. “In effetti – sottolinea il dirigente sindacale – questo scenario è quello che si può evincere dalla proposta presentata dal governo al sindacato, ma sarebbe un vero imbroglio". Per Ghiselli inoltre “è facile prevedere che gli stessi problemi si presenterebbero anche per l'ammissione al blocco dell'innalzamento dei requisiti per la pensione previsto per i lavori gravosi”, in quanto “quei criteri e quei vincoli escluderanno una parte significativa della platea. Anche su questo quindi – aggiunge in conclusione – sarebbe consigliabile intervenire urgentemente, perché le incongruenze sono evidentissime. E a noi non piace dire, a danni fatti, che avevamo ragione. Anche per questo domani saremo in piazza".
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