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Sono circa mille i ricorsi legali presentati a tutt'oggi da altrettanti singoli componenti del Corpo forestale dello Stato gestiti dalla Fp Cgil contro il processo di imposta militarizzazione della Forestale e dei suoi operatori, poiché “il provvedimento contenuto nella riforma Madia, insieme ai suoi decreti applicativi, che cancella il Corpo e lo militarizza forzatamente è illegittimo e va bloccato, sia sul piano sindacale che su quello legale”.
La vertenza della Funzione Pubblica Cgil a difesa della specificità del Corpo forestale e contro i provvedimenti emessi in conseguenza della riforma Madia continua e apre anche un fronte giudiziario. Oggi (8 novembre), nel corso di un’affollatissima assemblea nazionale indetta dalla Fp Cgil a Roma, si è dato ufficialmente il via alla seconda fase della mobilitazione: la vertenza legale. Inizierà a breve con la presentazione al/ai Tar dei circa mille ricorsi raccolti fino ad oggi dalla Funzione Pubblica Cgil contro lo scioglimento e la militarizzazione del Corpo e, nello specifico, contro i diversi provvedimenti che ne danno attuazione.
“Parte così la nostra battaglia legale, oltre che sindacale”, afferma la Fp Cgil nazionale che spiega: “Con la vertenza legale, con la mole di ricorsi raccolti che smentiscono clamorosamente le affermazioni di governo e vertici dei Carabinieri sul consenso della generalità dei forestali alla loro militarizzazione forzata, vogliamo tutelare tutte le donne e gli uomini del Corpo Forestale dello Stato, ma anche porre in discussione lo stesso apparato normativo, costruito per militarizzare l'unica forza di polizia civile ambientale del nostro paese qualificata e capace di contrastare con grande efficacia i crimini ambientali e alimentari. Scelta che mette a repentaglio un servizio fondamentale reso a tutela della sicurezza del territorio e dei cittadini”.
Per la categoria dei lavoratori dei servizi pubblici della Cgil, “la militarizzazione del Corpo Forestale va fermata e ridiscussa, anche sulla base della proposta da noi a suo tempo avanzata: è un atto illegittimo che, sulla scia del riordino istituzionale e della razionalizzazione delle spese dello Stato, costringe sette mila tra donne e uomini a perdere il loro status civile e tutti i diritti sindacali, così come i cittadini a vedere disperso un patrimonio di competenze e di alta professionalità che garantisce la loro sicurezza ambientale e agroalimentare e la difesa dall'avanzata delle ecomafie”.
Un doppio canale, quindi, quello sindacale e quello legale. “Intensificheremo la nostra battaglia sindacale - precisa la Funzione Pubblica Cgil - mettendo in campo tutte le iniziative necessarie per sostenere con più forza la vertenza legale e arrivare al nostro obiettivo: il mantenimento e la tutela nel Paese di un Corpo specializzato di grande competenza, l'unica polizia ambientale realmente qualificata del nostro paese".
"Siamo pronti in qualsiasi momento a discutere approfonditamente di questo tema con il Governo – continua la nota –, il quale, nel frattempo, dimostrerebbe ampia saggezza politica nel prorogare le scadenze indicate nei decreti. Da tempo abbiamo elaborato e consegnato, anche alle Commissioni parlamentari, un nostro progetto di riorganizzazione, razionalizzazione e ottimizzazione delle risorse disponibili che mira a superare le duplicazioni nei servizi resi anche dalle altre forze di polizia a competenza generale, per valorizzare il lavoro degli operatori del Corpo forestale e - conclude - migliorare i servizi garantendo la sicurezza dell'ambiente e della salute di tutti i cittadini”.