“Se volessimo trarre un consuntivo rispetto a quanto la Regione Veneto ha fatto per il trasporto pubblico, questo sarebbe assai deludente”. A dirlo è la Filt Cgil di Rovigo, rivendicando la “necessità, divenuta quanto mai pregnante, di costruire una gestione del trasporto pubblico efficiente, intermodale, funzionale ai bisogni degli utenti”. Il sindacato rimarca come il Veneto “continui a essere il regno delle tante aziende che esercitano il servizio in bacini territoriali frammentati. Altrove invece il servizio è gestito su base regionale, condizione che permette un’omogeneità di orari, tariffe e condizioni lavorative. È l’Unione Europea che sollecita l’affidamento del servizio di trasporto tramite gara pubblica; in Regione Veneto invece gli affidamenti vengono prorogati di anno in anno in deroga e sulla base di consuetudini dure a morire”.
Per la Filt Cgil di Rovigo “in questi anni la Regione Veneto ha adottato un approccio squisitamente ragionieristico, limitandosi a riversare alle aziende le risorse derivanti dal fondo nazionale trasporti, scaricando di fatto su queste (quindi sui lavoratori) le esternalità negative dei tagli che si sono adottati. Dal 2011 per il trasporto pubblico locale è iniziato un calvario. L’allora taglio dell’11,8 per cento decretò una soppressione delle corse domenicali, l’interruzione di rapporti di lavoro e l’esternalizzazione di servizi prima gestiti in casa. Nel frattempo la politica non è riuscita - o non ha voluto - a produrre alcun tipo di ragionamento d’insieme su una dimensione almeno regionale abbandonando ogni territorio alla propria dimensione politico/territoriale”.
Approvata la legge di bilancio dal Parlamento il 27 dicembre 2016 (che prevedeva la riduzione del fondo nazionale trasporti per l'anno 2017), conclude la struttura sindacale, era logico prevedere “per l'anno in corso una riduzione dei trasferimenti alle Regioni le quali, a loro volta, avrebbero tagliato i corrispettivi economici alle aziende esercenti. Soltanto ora, ad agosto inoltrato, la Regione dà contezza di come deve essere gestito il servizio per l’anno in corso e applica il nuovo taglio derivato dalla riduzione del fondo nazionale: in buona sostanza, le aziende che da gennaio 2017 hanno operato senza ricevere alcun trasferimento dalla Regione indebitandosi per pagare carburante e stipendi, devono gestire ora retroattivamente un nuovo taglio del 3,33 per cento. Una condizione a dir poco paradossale che rischia per Rovigo di rendere il diritto alla mobilità definitivamente niente più che una petizione di principio”.