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Nel viaggio all’interno della formazione Cgil (oggetto di due puntate, 11 aprile e 2 maggio, di Quadrato rosso. La formazione va in rete, a cura di RadioArticolo1 e Conoscenza&organizzazione, la rubrica di Rassegna Sindacale) si scopre un vero e proprio sistema, articolato a rete e in comparti sul territorio, che mette al centro il delegato come figura fondamentale tra sindacato e lavoratori, da formare e valorizzare in ogni modo. Un modello così ben funzionante, tanto che i fautori, la Filctem, lo stanno valorizzando ed esportando ad altre categorie Cgil, con esperienze formative ricche e articolate, che hanno visto la partecipazione di centinaia di sindacalisti o aspiranti tali.
“Abbiamo sempre curato con molta attenzione la formazione, soprattutto dal lato organizzativo – afferma Sabrina Scognamiglio, responsabile del dipartimento organizzazione della Filctem –, perché riteniamo determinante l’aggiornamento professionale dei nostri quadri. Negli anni, abbiamo costruito una rete permanente di formazione, supportata dalle Rsu, che vede al centro un gruppo, composto da una ventina di persone – una-due per regione -, a sovrintendere su tutto il territorio. Nell’ambito della formazione nazionale, abbiamo individuato quattro filoni tematici, predisponendo altrettanti corsi: Rsu, tesseramento e proselitismo, formazione dirigenti, formazione congiunta e finanziata”. Un progetto consolidato nel tempo, che ha dato presto i suoi frutti. “Nel 2015 – rileva la dirigente sindacale –, nell’ambito del corso su tesseramento e proselitismo, abbiamo coinvolto un migliaio di delegati, e alla fine abbiamo portato a casa oltre il 20% di nuovi iscritti in più alla categoria”.
Franco Galeotti è il responsabile del corso di formazione per Rsu: “Fare il delegato sindacale non è una cosa semplice. Oltretutto, il quadro normativo è cambiato profondamente negli ultimi tempi, e questo complica l’attività del rappresentante dei lavoratori in azienda, che oggi più che mai si trova sotto attacco, sia all’interno del posto di lavoro - dalle controparti datoriali -, che all’esterno - dopo lo smantellamento del diritto del lavoro -. Oltretutto, le nuove leggi sul mercato del lavoro prevedono un aggiornamento continuo della formazione. Ciò conferma che è giusta la nostra attenzione al tema”.
Il corso è articolato su tre livelli, che rappresentano la cosiddetta scuola dell’obbligo del sindacalista di base. Il primo modulo è a carattere identitario, sulle origini e sull’evoluzione della Cgil, fino ad arrivare a definire competenze e ruolo di ogni Rsu. “Nel secondo stadio – continua il dirigente Filctem – elaboriamo gli elementi che caratterizzano il sistema delle relazioni interpersonali della comunicazione nell’ambito di una trattativa sindacale, individuando quegli strumenti che servono per attivare un buon rapporto con impresa e lavoratori. Nell’ultimo livello - che rappresenta la chiusura del cerchio minimo di attività degli Rsu - si approfondiscono strategie e metodologie negoziali, dal confronto con la controparte all’organizzazione di un’assemblea, fino alla gestione di una vertenza. Insomma, il nostro corso si può definire una vera e propria cassetta degli attrezzi per il bravo delegato sindacale”.
Un altro corso serve per imparare a fare proselitismo. “Da qui ad ottobre, abbiamo in piedi dodici interventi formativi in giro per l’Italia – osserva Mario Principe, responsabile nazionale formazione della Filctem –, ognuno in una regione diversa. Di ogni corso, ci sono varie fasi, inclusi i ‘compiti a casa’ che ogni partecipante deve fare. La prima fase è l’analisi dei luoghi di lavoro, mentre la seconda è l’incontro con i delegati, dove l’obiettivo è trasmettere loro la conoscenza della nostra organizzazione. Poi c’è un lavoro intermodulo, dove facciamo laboratorio e si redige una sorta di diario di bordo del delegato, che ogni giorno deve contattare almeno un lavoratore. A distanza di un mese, ci si rincontra e si commentano i risultati. A loro volta, i delegati che hanno partecipato al corso contattano i propri colleghi per invitarli ad iscriversi. Il progetto va molto bene, oltre all’aspetto teorico, ce n’è uno pratico, che sfocia l’opportunità di fare nuovi adepti. Il tema del tesseramento è centrale per la vita della nostra organizzazione, perché i delegati sono l’anello di congiunzione tra il sindacato e il mondo del lavoro. È un corso che dà appartenenza al lavoratore, una sorta di promozione associativa, e permette a un’organizzazione come la nostra di radicarsi sui luoghi di lavoro”.
Francesco Ciofi, delegato Filctem Molise presso un’azienda chimica che produce manufatti in plastica, ha partecipato al corso sul tesseramento. “È stata un’esperienza che mi ha arricchito, facendomi conoscere la struttura organizzativa della Cgil. Ho imparato a fare tesseramento sul campo, attraverso il confronto con i nuovi iscritti: grazie al corso, ora so spiegare a tutti le motivazioni che portano a iscriversi al sindacato. E alla fine, ho fatto cinque nuove tessere”.
Il terzo corso riguarda la formazione per dirigenti sindacali. “La parte più strategica della nostra attività di formazione riguarda i corsi di formazione per i dirigenti – dice Principe –, che devono essere messi nella condizione di conoscere i valori Cgil, la contrattazione, il diritto del lavoro, le norme: è il livello più alto dell’offerta formativa della nostra categoria, e riguarda funzionari, segretari organizzativi, leader sindacali, nuovi gruppi dirigenti. È un’offerta omnicomprensiva dal punto di vista formativo”.
“Diventare dirigente sindacale non s’improvvisa – sottolinea Giancarlo Pelucchi, responsabile formazione Cgil nazionale –; per questo, c’è uno sforzo particolare in questo campo da parte della confederazione in termini d’investimenti. Bisogna imparare a lavorare in rete in una logica di sussidiarietà, perché ci sono territori e categorie che faticano a organizzare corsi ai propri funzionari e dirigenti, e quindi tentiamo di mettere insieme i vari pezzi. La Filctem è un’organizzazione molto interessante e nuova per definizione, per via delle varie aggregazioni che l’hanno formata, frutto della fusione di tre precedenti categorie, quali chimici, energia e tessili. Di conseguenza, anche i suoi dirigenti sono quasi sempre nuovi”.
“Un percorso di formazione per dirigenti attiene alla contrattazione – aggiunge Principe –, visto che l’impostazione dei precedenti comparti era assai differente. Un altro percorso è sugli stili negoziali, per rendere omogenei i percorsi di trattativa della categoria. Altro corso per i neofunzionari, una ‘due giorni’ sul diritto del lavoro, dal Jobs act al Libro bianco di Marco Biagi, con l’obiettivo di dare tutti gli strumenti a delegati e funzionari che si misurano al tavolo negoziale con le controparti. Poi c’è sempre un’altra ‘due giorni’ sui valori della Cgil. Corsi per dirigenti ne facciamo un paio all’anno, per un totale di una quarantina di persone coinvolte. Proponiamo loro un percorso - non un solo modulo formativo- allo scopo di fornirgli tutti gli strumenti necessari per la loro attività. Abbiamo un gruppo di docenti che collaborano con noi, interni ed esterni al sindacato, tutti professionisti che provengono dal mercato”.
Infine, la formazione finanziata, quella che viene fatta nelle aziende, in collaborazione con gli imprenditori, laddove c’è un accordo con il sindacato. Giovanni Mazzamati è il responsabile di questo quarto e ultimo corso. “Le nostre segreterie nazionali – spiega il dirigente sindacale –hanno firmato gli accordi per attingere ai relativi fondi. I corsi vengono fatti assieme a Fondimpresa. Ci sono vari fondi compartecipati da aziende e sindacati, che si attivano per corsi specifici, dove per ogni dipendente l’impresa deve versare lo 0,30% a un fondo nazionale che serve a garantire la formazione continua ai lavoratori. Come Cgil, la nostra idea è di arrivare a una formazione di fascia alta, che serva a far aumentare le conoscenze e a rendere più liberi i lavoratori, facendoli diventare più sicuri e autonomi nel loro campo d’attività”.
“In tema di formazione, la Cgil ha sempre avuto un peculiare carattere pedagogico – conclude Pelucchi –, dando molta attenzione alla linea che riguarda l’aspetto confederale. Questo trova conferma nelle cose che fanno le diverse categorie. Purtroppo, non c’è una distribuzione omogenea della formazione sul territorio, ma a noi non interessa arrivare a un’omologazione a tutti i costi. Vogliamo provare ad avere tanti aspetti e non un’idea unica di formazione, con situazioni interessanti, varie e articolate anche all’interno di una stessa categoria”.
La puntata dell'11 aprile
La puntata del 2 maggio