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La strategia di garantire la presenza di Fiat in Italia producendo auto per i mercati esteri “non è assolutamente credibile”. La secca bocciatura degli impegni presi a parole da Marchionne e da Fiat nell'incontro di sabato scorso con il governo arriva da Giorgio Airaudo, responsabile del settore auto per la Fiom Cgil. Intervistato a "L'Economia Prima di Tutto" su Radio1 Rai Airaudo ha osservato che “per poter saturare i 4 impianti italiani e dare garanzie di occupazione e lavoro ai dipendenti, dunque togliendo la cassa integrazione, bisognerebbe portare 400.000 vetture da produrre per l'export , che sono esattamente la produzione che Fiat farà con fatica quest'anno, quindi mi sembra qualcosa che non sia assolutamente credibile, assolutamente di là da venire. Nessuno ci presterà 400.000 vetture ed in più per esportare bisogna avere dei modelli da esportazione ed i modelli attuali non penso si possano esportare, e si torna al punto di partenza: bisogna fare gli investimenti”.
Nemmeno le ipotesi di sgravi fiscali per le aziende che esportano, sulle quali starebbe lavorando il governo, convincono la Fiom: “Cose di questo tipo sono solo cose di contorno. La sostanza è chiedere a Fiat di anticipare gli investimenti in Italia perché senza questo il 2013 sarà un anno in cui la cassa integrazione aumenterà ed il rischio è che alcuni impianti vadano all'eutanasia”, spiega Airaudo, che aggiunge: “Mi sembra che si stia solo rinviando nel tempo un problema che non si vuole affrontare per ragioni politiche e perché la Fiat non è pronta, non avendo ancora completato la fusione con Crysler”.
La richiesta della Fiom a questo punto è di andare dai lavoratori e consultarli: “Noi chiediamo agli altri sindacati – dice ancora Airaudo - di andare dai lavoratori Fiat: è il momento di decidere coi lavoratori come affrontare questa situazione perché le vere vittime delle scelte della Fiat sono i lavoratori ed il Paese. Bisogna andare alle assemblee con i lavoratori”. Airaudo aggiunge che più che dall'azienda la Fiom chiede “di essere convocata al piu' presto dal governo: il governo ha annunciato un incontro, deve spiegare il prima possibile a noi sindacati cosa intende fare davvero”.
Per Luciano Gallino, sociologo e studioso dell'industria e del lavoro in Italia, l'incontro di sabato non ha portato nulla di nuovo rispetto a quanto si sapeva già: “Vaghe e soprattutto strane parole – dice il Gallino all'Unità - Perché se davvero le vendite prima o poi dovessero riprendere, la Fiat arriverebbe inevitabilmente in ritardo”.
“Sappiamo bene quanto tempo è necessario per progettare e mettere in produzione un nuovo modello - continua Gallino -. Due, tre anni. In un mercato ipoteticamente in rilancio, Marchionne si presenterebbe con modelli vecchi? Per perdere un altro giro? Siamo alla ripetizione di una scena già vista: non abbiamo ascoltato null'altro che dichiarazioni generiche, senza una prospettiva, senza una novità, senza una invenzione”.
Un altro docente, Giuseppe Di Taranto, professore di politica economica alla Luiss di Roma, esclude invece la possibilità di avere aiuti di Stato per Fiat. “L'Italia fa parte dell'Unione Europea e gli aiuti di Stato sono espressamente vietati”, afferma il docente in un'intervista a 'Il Messaggero'. “La questione non si pone perché qualunque forma di assistenza diretta lede il sistema di libera concorrenza - continua Di Taranto -. Dobbiamo renderci conto, e la Fiat è la prima a doverlo fare, che non si può più agire come a cavallo degli anni Novanta quando, sfruttando la Cassa del Mezzogiorno, la casa torinese ricevette aiuti in deroga alle regole europee. Questi tempi sono finiti”.