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Versalis, il polo chimico di Eni, non andrà a Sk Capital. È saltata oggi (21 giugno) la trattativa per la vendita al fondo di investimento americano. La notizia è stata resa nota dalle parti. L'azienda e il possibile acquirente, si legge nel comunicato, hanno "convenuto di porre fine alla trattativa per la cessione di una quota di maggioranza delle azioni di Versalis avendo constatato l'impossibilità di trovare un accordo su alcuni punti negoziali tra cui, in particolare, la futura governance della società".
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Miceli (Filctem): interrompere il negoziato
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“Saggia decisione, prendiamo atto positivamente che l'amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, ha deciso d'interrompere la trattativa. Non c’erano le condizioni finanziarie e industriali per poter avviarsi verso una conclusione così importante per la chimica italiana e per la sua riconversione a green”. Cosi Emilio Miceli, segretario generale Filctem, a margine della svolta di oggi.
“È davanti a noi l’esigenza di riprendere in mano il processo di rilancio di Versalis, al netto delle decisioni che Eni intenderà prendere per quel che riguarda l’assetto proprietario. È stata una battaglia lunga e logorante – conclude il sindacalista –, che ha tenuto in ansia migliaia di lavoratori. Ma, alla fine, ha prevalso il buon senso”.
La storia: scioperi contro la cessione
Si arriva così all'epilogo di una lunga vicenda, che ha visto i sindacati unitariamente contrari alla cessione. Per opporsi le organizzazioni dei lavoratori hanno realizzato tre scioperi nazionali e avviato una mobilitazione su vasta scala. Gli incontri col governo non avevano portato a nulla: i rappresentanti dell’esecutivo hanno ribadito di non essere contrari a un partner che sappia valorizzare il business che Eni non ha più intenzione di sostenere, auspicando la partecipazione anche di soggetti italiani (ma non della Cassa depositi e prestiti). Palazzo Chigi aveva poi assicurato “la massima attenzione in ordine alle prospettive dell'azienda chimica”.
Contrarietà alla vendita era arrivata anche dal segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. Il leader, nel corso della contesa, aveva espresso preoccupazione per “la trasformazione dell'Eni che abbandona le attività industriali in Italia” e per il fatto “che si stia trattando con un'azienda nota per avere sede nei paradisi fiscali e di scarsa credibilità”. Per Camusso, il nostro paese “non può fare a meno della chimica, e quella che sta predisponendo l'Eni è una scelta che fa perdere la chimica e soprattutto le prospettive di trasformazione in innovazione e chimica verde”. Giudizio critico sul “silenzio del governo, che non ha espresso opinioni e non è intervenuto nel ruolo che dovrebbe esercitare, perché stiamo parlando di una grande impresa italiana partecipata, le cui scelte industriali sono fondamentali per il paese”. E oggi è arrivata l'uscita di scena di Sk Capital.