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"L'Europa nasce o muore nel Mediterraneo" è il titolo della manifestazione nazionale dei sindacati, che avrà il supporto della Ces, dedicata ai migranti e ai loro diritti, in programma il 20 giugno. E l'emergenza immigrazione è stata al centro della conversazione tra il responsabile dell'area politiche europee e internazionali della Cgil, Fausto Durante, e Italia parla, la rubrica quotidiana di Radioarticolo1, andata in onda stamattina (ascolta il podcast integrale).
Profughi sugli scogli a Ventimiglia, alla frontiera in Friuli Venezia Giulia, nelle stazioni di Milano e Roma: "Una tragedia senza fine – rileva il dirigente sindacale –, accompagnata dall'assenza di coordinamento e dal rimpallo di responsabilità tra amministrazioni centrali e locali, da fenomeni di grande generosità, ma anche da gesti di rifiuto di stampo razzista e pseudofascista da parte di rappresentanti della Lega, che invocano soluzioni impraticabili da ogni punto di vista e solleticano istinti primordiali nella pancia della gente, appellandosi a misure di tipo securitario e d'identità nazionale, mentre Alfano finge di sbattere i pugni sul tavolo e Renzi minaccia l'Europa con improbabili piani B. La verità è che la politica sta dimostrando tutta la sua incapacità nel gestire un fenomeno del genere su scala nazionale. E non mi pare che sotto il profilo dlel'accoglienza si stia facendo il possibile, verso persone, che, è bene ripeterlo, non scappano per divertimento e non vengono per turismo, ma fuggono da fame, miseria, guerre e persecuzioni, e hanno bisogno di sapere se nella civilissima Europa c'è ancora un'idea di diritto ad accogliere la gente con spirito umanitario. Intendiamoci, l'incapacità di rispondere al fenomeno migratorio non è solo nostra: sulla stampa di oggi, l'ex ministro della Cultura, Jack Lang, ma anche l'economista Jean Claude Fitoussi, criticano la Francia per le politiche protezioniste di chiusura adottate dal governo socialista di Francois Hollande".
"Credo vi sia una mancanza complessiva di visione da parte dell'Europa, quella che Bauman chiama il trionfo della paura – prosegue l'esponente Cgil –. Siamo in un meccanismo per cui abbiamo l'impressione che dietro il grande numero di spostamenti di milioni di esseri umani ci sia un rischio per il nostro benessere e stile di vita. In tutto questo, c'è una grande ipocrisia di fondo, perchè noi facciamo finta di dimenticare che solo grazie all'apporto di milioni di lavoratori immigrati in tutti paesi Ue negli scorsi decenni abbiamo potuto continuare ad assicurare prosperità e ricchezza alle nostre società. Ci vorrebbe quella capacità di apertura e inclusione che ha fatto dell'Europa il sogno dei decenni passati e che oggi, al contrario, drammaticamente manca, perchè stanno prevalendo le politiche neoliberiste e di austerity, che si traducono in egoismi, tensioni sociali ed emerge la paura del diverso. Fino a qualche settimana fa, i decisori Ue sbandieravano grandi virtù, con una redistribuzione su scala europea di un certo numero di migranti per quote fisse per ogni singolo paese, mentre oggi qualche Stato ha addirittura chiuso Schengen, rimettendo pavidemente in discussione tutto quel che avevano approvato. L'incapacità di procedere sul terreno dell'integrazione riguarda tutte le sfere della vita europea, e non è un caso che sono finite in mezzo al guado anche la moneta, il fisco, la politica estera ecc.".
"Non c'è dubbio – secondo Durante – che tra i migranti e il caso greco vi sia uno stretto collegamento. L'idolatria neoliberista ha portato anche l'economia dell'Unione a uno stallo pericoloso. Ancora oggi, vediamo misure a carattere sociale che il governo Tsipras vorrebbe adottare per salvaguardare le condizioni di vista e di lavoro di fasce sempre più povere di popolazione, considerate una deviazione intollerabile rispetto ai sacri princìpi del Fondo monetario internazionale, della Banca mondiale, della Commissione europea. Su questa stessa logica si sta lavorando per l'immigrazione. Ragion per cui, ogni Paese ha ricominciazto a innalzare barriere e confini, mentre, secondo noi, oggi bisogna pensare alle persone, perchè sono esseri umani quelli che arrivano sulle nostre coste, dopo aver attraversato il Mediterraneo in condizioni disumane, quando va bene, ed essere stati in balìa di organizzazioni criminali, che non si fanno scrupolo di far traffico di uomini, donne, vecchi, bambini, sotto lo sguardo silenzioso della civilissima Europa. Perciò, la nostra manifestazione del 20 giugno sarà incentrata sulla solidarietà e potrà contare anche sulla rete che abbiamo costruito in questi mesi con il supporto della Ces, con la partecipazione dei sindacati spagnoli delle Comisiones obreras e dell'Ugt, coi quali da tempo c'è sintonìa in tema d'immigrazione".
"Cercheremo di estendere tale visione comune – ha aggiunto il sindacalista – anche a Francia, Grecia e un po' a tutti i sindacati del Mediterraneo. Quel che cerchiamo di costruire - la Ces ha presentato un apposito piano alla Commissione Ue -, è un network tra tutti i sindacati del bacino. Su questo, stiamo approntando un documento congiunto, che includa anche le sigle del Nord Africa, del Medio Oriente, che abbia l'ambizione di individuare punti di contatto tra i singoli paesi, in cui chi voglia migrare abbia ogni tipo di informazioni e possa farlo in condizioni umanitarie e sicure, sotto il profilo dei diritti, doveri, norme di legge: è un tema che ci riguarda da vicino, perchè chi viene da noi in Europa lo fa soprattutto per lavoro, e non possiamo pensare che il mercato del lavoro dell'Unione possa sopportare, senza interventi correttivi, l'immissione di milioni d'irregolari ogni anno. A meno che non ci rassegniamo all'idea di poter disporre di una forza lavoro su cui si possa speculare e sfruttare a piacimento. È un problema gigantesco, che interessa le condizioni di vita e di lavoro delle persone, e chiama in causa un'iniziativa specificamente sindacale, ma che coinvolge anche le persone che lavorano nei centri d'accoglienza, le forze dell'ordine, la marineria e tutti coloro che soccorrono i disperati a bordo dei barconi".
"Il tema dell'immigrazione – ha concluso Durante –, sarà al centro anche del prossimo congresso della Ces a fine anno. Faremo in modo che l'attenzione permanga alta e che il tema sia trattato all'altezza della sfida posta all'Europa e ai sindacati europei. Nel corso delle ultime settimane, è cresciuta molto la consapevolezza della necessità di dare una risposta sindacale comune in materia, con iniziative concrete di solidarietà da parte dell'insieme delle sigle europee. L'ultimo esecutivo della Ces, in particolare, ha chiesto al presidente Junker di cambiare passo di fronte alle tragedie, di passare cioè dalle semplice gestione del problema, a una politica dell'accoglienza vera e propria, che vada oltre la semplice gestione di passaporti e impronte digitali. Di fronte a una vera e propria crisi umanitaria come quella attuale, l'Europa deve rispondere in ben altro modo, con una grande politica d'integrazione: ad esempio, dando risposte in tempi brevi alle domande di riconoscimento di status di profugo e di rifugiato. Sotto tale profilo, le legislazioni europee devono essere aggiornate e rese più omogenee fra loro. Poi, bisogna predisporre una soluzione politica all'instabilità della Libia e di tutti gli altri Paesi che sono focolai di guerra, per risolvere alla radice la questione, che ovviamente non interessa solo Bruxelles, perchè coinvolge tutti".
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