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Un consiglio dei ministri durato due ore per varare il documento di economia e finanza, la “manovrina” correttiva e il piano per le riforme. “Eppure, ad oggi, non abbiamo i testi relativi al decreto che dovrebbe contenere provvedimenti da 3,4 miliardi di euro, mentre sono stati pubblicati ieri sia il Def che il Pnr. Ma si tratta di documenti descrittivi di una serie di misure che dovranno comumque trovare una loro declinazione legislativa”. A dirlo, ai microfoni di RadioArticolo1, è Gianna Fracassi della segreteria confederale della Cgil.
“Molto spesso confondiamo l'annuncio, cioè il fatto che si disegna un percorso di riforma, col fatto che questi interventi dovranno trovare spazio e concretezza all'interno della legge di bilancio 2018 - ha continuato Fracassi -. Senza gli strumenti che possano consentire una valutazione complessiva, dunque, dobbiamo essere prudenti nel giudizio. Anche se alcune cose già possiamo cominciare a dirle. In conferenza stampa, ad esempio, abbiamo scoperto che nella manovra da 3,4 miliardi ci sono un paio di evergreen come la lotta all'evasione fiscale e la spending review. Mentre nel Def, da un lato si guarda molto alle dinamiche interne, ma dall'altro si guarda moltissimo all'Europa. Le due posizioni, però, non sono esattamente conciliabili.”
Infatti, il governo promette una riduzione del deficit per rispettare gli impegni con l'Europa, e prosegue così la stretta sui conti pubblici. Eppure, fa notare la sindacalista, “è una stretta che si fa con le risorse. E quindi richiede un intervento di natura economica consistente”. Si tratta, insomma, di un intervento che “ha un effetto sul versante della crescita”, tanto che “le previsioni del 2018 sono sostanzialmente le stesse di quest'anno”. Il messaggio è “che si prosegue con le politiche di austerity”, perché ridurre il deficit significa fare ulteriori manovre”.
La filosofia che informa la manovra, e soprattutto il Def, è quindi ancora “una filosofia dell'austerità”, che impone al nostro Paese un'ulteriore stretta sugli investimenti pubblici. “Siamo esattamente in direzione contraria rispetto a quella verso cui dovremmo andare - afferma Fracassi -. Si prevede uno stallo che viene confermato per il 2018. Si prosegue così in un percorso che ben conosciamo: austerità da un lato e pochi investimenti dall'altro. C'è uno strabismo di fondo, che sarà difficile mantenere quando i contenuti dovranno essere definiti all'interno di provvedimenti concreti. Il governo rimanda i nodi e non dà risposte, in primo luogo sull'occupazione.”
Si parla molto di un taglio al cuneo fiscale, “ma a leggere bene i dati, su questo versante si prevede un aumento della tassazione. Ci sarà una diminuzione per il 2017, ma in prospettiva ci sarà un aumento”. Se si pensa che solo questo strumento determini un aumento dell'occupazione, conclude la dirigente sindacale, “ci si sbaglia di grosso. Noi vorremmo che il ragionamento sul cuneo fiscale fosse allargato, includendo anche i salari, e degli strumenti sull'occupazione giovanile e femminile. Altrimenti continueremo a percorrere un sentiero che abbiamo già conosciuto con con la decontribuzione e il jobs act. Un sentiero che non ci ha portato da nessuna parte”.