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Sono in votazione, alla Camera e con la fiducia, i due decreti Minniti sulla sicurezza. Cgil e altre associazioni hanno organizzato per l’occasione un presidio contro questi provvedimenti. “I due decreti – spiega il segretario confederale della Cgil Giuseppe Massafra, intervenuto a RadioArticolo1 – sono sbagliati innanzitutto impostati su una logica dell'emergenza che guarda alla paura diffusa nella società”. Entrando nel merito, poi, le risposte ripetono modelli che si sono già rivelati fallimentari: “A cominciare dall’apertura dei nuovi Cie contro i quali ci siamo sempre battuti. In questi luoghi, infatti, abbiamo riscontrato frequenti violazioni dei diritti umani. Ora cambiano nome, diventano Cpr (Centri permanenti per il rimpatrio, ndr) ma la sostanza rimane la stessa”.
In uno dei decreti Minniti poi, aggiunge il sindacalista, “c'è una rivisitazione dell'impianto giurisprudenziale della struttura deputata alla gestione delle controversie per i richiedenti asilo. Anche questo è sbagliato: prima di tutto perché apre all’istituzione di sezioni speciali che devono occuparsi della materia: una sorta di ghetto dal punto di vista del diritto. Poi viene abolito il grado di appello e si complicano le procedure di richiesta e di rilascio del permesso di soggiorno. Insomma ci sono una serie di strumenti che di fatto non agevolano i percorsi di integrazione”.
Questo approccio, spiega Massafra, è la conseguenza del fatto che “ormai da vent'anni nel nostro paese non esiste una politica sull'immigrazione, ma una carrellata di provvedimenti che hanno dato risposte sbagliate. Questo approccio purtroppo continua a perpetrarsi anche con un governo dal quale immaginavamo un’inversione rispetto alle logiche consuete, in particolare quelle della Bossi-Fini. A cominciare dal reato di clandestinità: è impensabile che una persona che scappa da una situazione terribile, che dipenda dalla guerra o dalla fame, possa trovare un trattamento simile”. E vale, per di più, anche per chi nel nostro paese risiede e lavora da tanto contribuendo a creare ricchezza: “E che se perde il lavoro – attaccata il sindacalista della Cgil –, rischia di tornare in una condizione di clandestinità”.
Una situazione intollerabile, “perché in Italia paese ci sono 6 milioni di lavoratori immigrati che lavorano legalmente, contribuiscono a creare ricchezza e a mantenere gli equilibri del sistema dal punto di vista previdenziale e assistenziale”. Oltre naturalmente, osserva il segretario confederale della Cgil, a tutti quei lavoratori che vengono duramente sfruttati: “Sono sempre i più deboli e criteri di accoglienza e integrazione che danno risposte sbagliate non possono far altro che favorire purtroppo questa tendenza allo sfruttamento. In questo senso, legalità e sicurezza si tengono insieme: perché nel momento in cui i lavoratori in difficoltà non riescono ad avere un permesso di soggiorno e a integrarsi finiscono spesso per ingrossare le maglie della criminalità che, dal canto suo, ha un interesse specifico a utilizzare lavoro povero e costantemente sotto ricatto”.