Sfocia nella mobilitazione il malessere diffuso fra i lavoratori del Crs4, che ieri si sono riuniti in assemblea nella sede di Pula (in provincia di Cagliari) per denunciare l’atteggiamento dei vertici, responsabili, prima di tutto, del “grave deterioramento delle relazioni industriali”. Al Centro di ricerca, sviluppo e studi superiori della Sardegna, il clima è teso da tempo, ma nessun segnale distensivo è arrivato dalla nuova presidenza che, anzi, sembra voler perseverare negli errori del passato. È articolato l’elenco delle contestazioni messe in fila dalle Rsu Fiom Sardegna, insieme ai lavoratori al termine dell’assemblea, che ha proclamato lo stato di agitazione come primo passo di un cammino che non si fermerà, se non si avranno segnali di apertura.
Il nuovo piano industriale, calato dall’alto, senza alcun confronto, presenta più di una falla: “Stravolge l’organizzazione del lavoro – spiega il documento sindacale siglato ieri – viola il contratto collettivo di settore (quello metalmeccanico) e l’integrativo, e apre persino la strada a un possibile demansionamento del personale coinvolto”. La Fiom regionale considera del tutto insufficienti le politiche di gestione dei precari e chiede “un piano di stabilizzazione dei colleghi che lavorano con contratti a tempo anche da dieci anni, in totale dispregio di tutte le norme contrattuali previste”.
A sostanziare la protesta, le continue violazioni del contratto e i numerosi atti unilaterali di modifica o annullamento di accordi sindacali sottoscritti, senza alcuna giustificazione e senza alcun confronto con le rappresentanze dei lavoratori. Insomma, sono molto gravi le azioni dei vertici del Centro, che hanno portato alle decisioni di ieri: quello che è emerso - vista la grande partecipazione, il tenore degli interventi, il clima generale che si respira nel lavoro quotidiano -, è che la misura è colma e la Fiom attende un netto segnale di cambiamento. Prima di tutto, la disponibilità al dialogo, con l’obiettivo di superare questa fase e con l’auspicio di costruire una prospettiva in cui i 120 lavoratori possano continuare a garantire qualità e competitività al Crs4.