Dopo il riuscito sciopero di lunedì scorso, conseguenza della mancata definizione da parte del Comune di una strategia certa sui rifiuti e sul futuro di Ama, continua la paralisi dell’amministrazione comunale: oltre alle liti interne tra l’assessore al Bilancio Lemmetti e la sindaca Raggi, in assenza di dibattito pubblico, ai cittadini non è consentito sapere quali siano le reali intenzioni della giunta capitolina. Mentre all’azienda, senza bilancio approvato, resta impossibile attuare un piano industriale in grado di programmare adeguatamente i servizi, e la città continua ad essere sporca.
Quadro comune a tutte le società partecipate di Roma Capitale, alle quali sono state sottratte competenze e ruolo, determinando la paralisi delle attività. Roma Metropolitane rischia il fallimento, Risorse per Roma non ha più attività da svolgere, Multiservizi continua ad operare con proroghe dell’appalto nelle scuole e, mentre ancora si va avanti sulla via della dismissione attraverso la gara a doppio oggetto, vince appalti per la raccolta differenziata messi a gara da Ama (sua controllante), Farmacap non approva i bilanci, non assume e non può investire ed è a rischio di privatizzazione, mentre Atac, in attesa dell’approvazione, essa stessa non scontata, del piano di rientro concordato, non migliora né è in condizioni di progettare un moderno servizio di trasporto pubblico locale.
Intanto, domenica 11, con il referendum sul trasporto locale, i cittadini sono chiamati a scegliere tra un servizio gestito dall’azienda pubblica o da più soggetti privati. “Un tema sentito, ma comunicato in modo distorto – dichiara il segretario generale Cgil di Roma e Lazio, Michele Azzola –. I cittadini vengono illusi che le carenze del servizio dipendano dalla natura pubblica del gestore, non da un’annosa malagestione, e che privato sia sinonimo di servizio migliore. Città più piccole e certamente meno complesse di Roma hanno avviato gare per la gestione del tpl e sono paralizzate da contenziosi giudiziari, che si trascineranno per anni e scaricheranno sui comuni, quindi sui cittadini, costi ulteriori. È probabile che, smantellando Atac prima di darle tempo di risanarsi, ci ritroveremmo con un monopolista privato, 20.000 posti di lavoro a rischio, un servizio scadente che comunque saranno i cittadini a pagare. Su Farmacap, ricordo al Direttore Generale Giampaoletti che le norme a tutela del lavoro esistono eccome: la responsabilità sociale d’impresa, in caso di impresa pubblica, assume un valore enorme. Ora non rappresenta più Confindustria ma lavora per un’istituzione pubblica, e il primo obiettivo è far funzionare l’azienda dando adeguati servizi ai cittadini”.
“Nella complessiva gestione delle partecipate – prosegue Azzola - sembra emergere una precisa strategia di attacco al sistema pubblico, il primo passo verso privatizzazioni selvagge. Con una ventennale storia fallimentare, da Alitalia a Telecom a Società Autostrade, ormai sappiamo che, in assenza di un solido timone pubblico, il privato fa sempre l’interesse del privato, prima che quello della collettività. La via per una sana compartecipazione tra pubblico e privato - che garantisca servizi e lavoro - sarebbe piuttosto quella di creare nuovi assetti societari, anche a Roma, con multiutility solide dal punto di vista finanziario, con manager capaci e piani industriali che possano risollevare le sorti della città. Così è stato fatto, con ottimi risultati, in tutte le capitali europee e nelle più importanti città italiane. La strada tracciata con Fabbrica Roma era e continua ad essere quella giusta. Abbandonarla per seguire l’assessore livornese nello scivoloso terreno delle privatizzazioni, svalutando il lavoro e il ruolo delle proprie aziende, è inaccettabile, in primis per i cittadini e per il patrimonio pubblico della Capitale”.