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In Lombardia è stato creato un laboratorio sperimentale per i dirigenti Cgil. Il 15 febbraio scorso si è tenuto un corso di formazione particolare, allo scopo d’imparare come ci si relaziona gli uni con gli altri nel mondo sindacale, soprattutto in occasioni importanti, come può essere un’assemblea, una riunione di segreteria, un incontro di gruppi dirigenti. Il tema è stato oggetto della puntata del 25 marzo di ‘Quadrato rosso. La formazione va in rete’, la rubrica settimanale di RadioArticolo1.
“Un workshop inedito – spiega Ermanno Porro, Cgil Lombardia, responsabile del corso –, fatto con tutti i responsabili organizzativi del sindacato, per sviluppare ulteriormente il progetto che abbiamo in mente. L’idea è quella di modificare le modalità con cui prendiamo le decisioni e le comunichiamo al nostro interno nelle sedi ufficiali, come riunioni di segreteria, direttivi, seminari. Il corso si è svolto in quattro parti: l’idea era di parlare poco e di sperimentare molto, noi dirigenti. Reinventare il modo di progettare, comunicare, pensando di far svolgere, ad esempio, un direttivo, non secondo la forma canonica, ma capovolgendo l'ordine delle cose, con la platea che interviene per prima e poi un delegato legge la relazione introduttiva”.
“Di fronte a questo, la mia prima impressione è stata di stupore, perché il corso è stato congeniato utilizzando una metafora inedita, per far emergere in ognuno di noi gli aspetti più delicati. La metafora dell’arte moderna, cioè come riuscire a capire i quadri, una similitudine di quello che capiamo ed esprimiamo davanti a un’opera astratta, ad esempio, di cui spesso non cogliamo il significato. Sono state quattro giornate d’intenso lavoro, in cui ognuno di noi ha provato a tradurre in pratica tutti i concetti espressi con delle vere e proprie proposte”, afferma Stefania Filetti, responsabile organizzativo della Camera del lavoro di Varese.
“Abbiamo suddiviso il corso in piccoli gruppi, in totale una cinquantina di partecipanti, tutti segretari generali e responsabili organizzativi delle strutture sindacali della nostra regione. Il bilancio è ampiamente positivo. Abbiamo avuto un ‘ritorno’ notevole, e presto attiveremo dei progetti nelle singole Cdl. L’idea è organizzare i nostri prossimi stati generali, che terremo a ottobre, facendo perno sulle metodiche utilizzate nel corso. Ogni sindacalista si è preso l’impegno di sperimentare con modalità proprie e differenti dagli altri”, continua Porro.
“La nostra sperimentazione consiste nello scegliere le nuove modalità assieme a tutti i compagni che hanno partecipato al corso, dove alla fine sono venuti fuori dei progetti di cambiamento veri e propri: dal come utilizzare la posta elettronica al meglio fino alla valutazione e valorizzazione delle competenze dei singoli compagni e compagne. È stato un percorso lungo e laborioso. Abbiamo ottenuto delle buone risposte e speriamo di non fermarci, perché gli impedimenti, le rigidità e le paure al cambiamento sono molto forti, che spesso demoralizzano chi ha partecipato al corso. Vogliamo andare avanti su questa falsariga con la nuova segreteria da poco rinnovata”, aggiunge Filetti.
“Come coinvolgere tutti nelle discussioni degli organismi dirigenti, anche chi di solito non vi partecipa? È importante che i dirigenti facciano un passo indietro e diano la parola a delegati e delegate attraverso modalità specifiche. In questo workshop abbiamo sperimentato il fatto che i dirigenti parlano meno e i delegati di più. Ad esempio, invitando i delegati a far loro la relazione introduttiva e partendo dal loro punto di vista, proponendo loro lo sviluppo dei temi, senza passare necessariamente dal segretario. Una rivoluzione copernicana, insomma”. rileva Porro.
“Sono stato fra i partecipanti al corso. In questo seminario ho voluto rimettere in gioco tutta la mia esperienza di sindacalista dei metalmeccanici Cgil da tanti anni. Riconosco la necessità di provare e trovare nuove e diverse modalità di partecipazione. Che siano soprattutto funzionali, per dare a ognuno la possibilità di farlo in maniera non tradizionale. Per come si svolge il dibattito nei nostri organismi dirigenti, vanno abbattute le barriere per permettere a chi vorrebbe di esprimersi in modo differente. Credo vada fatto uno sforzo organizzativo e culturale. In quanto protagonista dell’esperienza, è mio compito socializzarla a tutti i territori della Lombardia. Nell’ultimo anno, nella nostra categoria sono cambiati tantissimi segretari generali, molti dei quali sono giovani, aperti a nuove forme di comunicazione nell’elaborazione del processo decisionale, che implicano un allargamento della partecipazione. Si tratta di proporre nuovi metodi e di provare a sperimentare, lasciando lavorare i dirigenti meno legati a metodi tradizionali. È un’operazione e un investimento politico alto, da parte di chi ha maggiori responsabilità, che sto portando avanti nella mia categoria. Sono certo che qualcosa di nuovo e di buono verrà fuori”, osserva Alessandro Pagano, segretario generale Fiom Lombardia.
“Sono corresponsabile di questa iniziativa. Una nuova forma di gestione del dibattito interno degli organismi dirigenti per allargare la partecipazione e costruire circolarità nelle decisioni. Partecipazione non vuol dire solo ‘smanettare’ un po’ sulla tastiera del computer, ma è importante il rapporto fra le persone, per fare in modo che le decisioni vadano prese tutti assieme. In questa fase occorre destrutturare tutto quello che abbiamo imparato a fare, nel modo in cui si costruiscono le riunioni dei gruppi dirigenti, dei direttivi, delle segreterie. Apriamo ‘la zucca’ e gli occhi alle novità, provando a sperimentare e a metterci in gioco senza perdere i nostri valori e la bussola. Affidare la relazione introduttiva a un delegato anziché al segretario; allargamento della partecipazione non solo nei numeri, ma anche nella responsabilità e nella proposta politica, come ha indicato l’ultima conferenza di organizzazione Cgil. Forme nuove possono generare contenuti nuovi. Nei congressi dobbiamo far vedere che siamo all’avanguardia, poi nella routine quotidiana è più difficile portare avanti i cambiamenti. In fondo, anche la Carta dei diritti non vuole essere altro che rivolgere maggior attenzione ai precari, che anche prima c’era, ma non era così centrale e decisiva”, sostiene Giancarlo Pelucchi, responsabile formazione Cgil nazionale.