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"È elevatissimo il numero di richieste per la Naspi (Nuova prestazione sociale per l'impiego) nei centri per l'impiego del Lazio. In quelli della città metropolitana di Roma sono state 10.000 solo nel mese di ottobre". Così, in una nota, la Cgil e la Fp di Roma e del Lazio.
"La Naspi è un nuovo ammortizzatore sociale, la cui erogazione prevede che il lavoratore, dopo una serie di incontri presso i centri per l'impiego, segua un percorso che lo riqualifichi e reinserisca nel mondo del lavoro. Se manca tale disponibilità, il lavoratore ne subirà il taglio graduale. La Cgil e soprattutto i lavoratori del settore, da quelli dell'Inps agli stessi operatori dei centri, avevano dato l'allarme in anticipo, restando purtroppo inascoltati. Ci risulta che i centri abbiano convocato solo i percettori iscritti nelle liste dei due mesi iniziali - oltre 9.000 convocazioni - e prodotto 4.100 patti di servizio personalizzato, per cui sono state applicate le tre ore di orientamento di primo livello previste dal Pga della Regione Lazio. Sono stati gli unici in Italia a sperimentare la gestione massiva dei percettori, con risultati più che lusinghieri, quanto a riscontro numerico, ma, ovviamente, non sufficienti a fronteggiare l‘enorme richiesta. Non sfuggirà la mole di lavoro necessaria ad effettuare queste procedure e a seguire i percorsi personalizzati", continua il comunicato.
"Il numero elevato di richieste, abbinato all'esiguità delle dotazioni organiche dei centri per l'impiego, non permette di ultimare il processo, che s'interrompe già nelle prime fasi, nonostante l'impegno delle lavoratrici e dei lavoratori. Ci è stato spiegato che il cambio epocale delle politiche del mercato del lavoro ci avrebbe portato da un modello passivo a un modello attivo. Con tali premesse, sono stati ridotti gli ammortizzatori sociali, sia nella durata che nell'erogazione. Però, la complessità delle procedure e l'esiguità del personale hanno realizzato le politiche attive solo sulla carta. Chiediamo alla Regione di aprire rapidamente un confronto per affrontare il tema del potenziamento dei centri per l'impiego e ripensare il modello di politiche attive", conclude il sindacato.