"La Cgil ha ritenuto importante la scelta di riconoscere nella legge di riforma del bilancio dello Stato gli indicatori Bes, ma rispetto alla proposta del governo manifestiamo criticità sia sul metodo che sul merito". Così la segretaria confederale della Cgil Gianna Fracassi a proposito dello schema di decreto ministeriale recante individuazione degli indicatori di benessere equo e sostenibile.
Per quanto riguarda il merito, la dirigente sindacale sostiene sia "necessaria un'integrazione tra indicatori italiani e quelli individuati dalle Istituzioni sovranazionali, a partire dalla Strategia europea 2020 e dall'Agenda Onu 2030". Infatti la segretaria confederale ricorda che "il Goal 8 dell'Agenda 2030, per il quale vi sarà una verifica già nel 2019, parla di raggiungere la piena e produttiva occupazione, un lavoro dignitoso per tutte le donne e gli uomini, compresi giovani e persone con disabilità, e di conseguire la parità di retribuzione. Questo – sottolinea – comporta la necessità di selezionare indici compositi e indicatori in modo più ampio, a differenza di quanto si riscontra nelle proposte del governo".
"Sul metodo – continua Fracassi – crediamo che debba proseguire il confronto coinvolgendo le parti sociali, cosa che non si è realizzata in occasione del passaggio parlamentare. La scelta di individuare indici di benessere – aggiunge in conclusione – deve corrispondere a politiche coerenti nel bilancio dello Stato, non può e non deve essere solo una mera operazione mediatica".