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I migranti e la mobilitazione per fermare le stragi nel Mediterraneo; le politiche d'Integrazione con il Primo maggio festeggiato dalle confederazioni a Pozzallo (Ragusa); il Def e la politica economica del Governo Renzi, bocciata dalla Cgil; i rinnovi contrattuali conclusi e il prossimo sciopero della scuola; il nuovo Statuto dei lavoratori in preparazione: questi, i temi dell'intervista a Nino Baseotto, segretario confederale Cgil, andata in onda stamattina su RadioArticolo1 (ascolta il podcast integrale).
"I morti della tragedia del Canale di Sicilia – ha esordito il dirigente sindacale – pesano come un macigno sulle coscienze della comunità internazionale, incapace di uscire da una logica fallimentare, che non ha prodotto alcun risultato. Dopo i governi di centrodestra, al limite del razzismo e della xenofobìa, stavolta, per fortuna, vi è la posizione apprezzabile dell'attuale Presidente del Consiglio, che ha immediatamente chiesto e ottenuto una riunione straordinaria del Consiglio europeo sull'immigrazione. Ci auguriamo, che a tale determinazione formale faccia seguito una richiesta sostanziale di cambiare verso alle politiche sui migranti. Dobbiamo tutti fare un salto di qualità verso la solidarietà concreta a queste persone, con azioni positive che affrontino realmente il loro dramma, con una politica dell'accoglienza e di regolazione dei flussi migratori, piantandola con le stupidaggini di tanti nostri parlamentari, a cominciare da quelli della Lega, che chiedono di aiutarli nei loro paesi d'origine. Ma oggi qual è la loro casa, se fuggono da guerre e carestie? Forse le spiagge libiche, dove finiscono preda dei nuovi schiavisti e del racket della criminalità organizzata? L'Ue tende a scaricare le grandi ondate migratorie sul paese geograficamente più vicino. Secondo noi, è indispensabile creare un corridoio umanitario, considerando che la maggior parte delle persone che arrivano in Italia chiedono poi di proseguire fino in Germania, Francia, Svezia e in altri paesi del Nord Europa".
"Da tempo – ha continuato Baseotto –, Cgil, Cisl e Uil avevano deciso di trascorrere il Primo Maggio a Pozzallo (Ragusa), proprio per sollecitare le istituzioni verso politiche d'integrazione, sviluppo e tutela di diritti per tutti. Ora quella festa assume un valore simbolico e politico enorme, e risulterà difficile accusarci di strumentalità. Abbiamo scelto Pozzallo in modo unitario, molto prima che il dramma dell'immigrazione si acuisse nel modo tragico che stiamo vivendo. A dimostrazione che il sindacato, da anni, segnala un problema enorme, risultando spesso inascoltato, a volte anche un po' deriso e bistrattato dalla propaganda ufficiale".
Passando alla politica economica del Governo, secondo l'esponente della Cgil, "abbiamo bocciato il Def, perchè non presenta alcuna novità positiva: è il documento della rassegnazione, nel senso che si dice esplicitamente che il tasso di disoccupazione a doppia cifra è irreversibile e strutturale. Ciò significa mandare un messaggio drammatico ai giovani, perchè vuol dire che l'Italia è un Paese con una pietra al collo: anzichè nuotare, è destinato ad affogare. Non c'è la volontà di mettere in atto politiche strutturali per uscire dalla crisi e soprattutto per essere nelle condizioni di competere nel mercato globale. Il Def di Renzi è deludente, debole, rinunciatario, così non funziona: non c'è un'idea di riforma fiscale nè di politica industriale; si ragiona solo di redditi e si cancella il lavoro, al pari del Mezzogiorno. Invece, noi siamo convinti che il problema dei redditi, che pure esiste, si risolva ampliando la base del lavoro e aumentando il numero degli occupati. Nello stesso tempo, la tassazione sui grandi patrimoni, che pure esiste nel resto d'Europa e che ci porterebbe risorse per alimentare la ripresa, resta un tabù invalicabile. Così come resta inascoltata la nostra richiesta di utilizzare i fondi della previdenza integrativa ai fini del sostegno all'occupazione e allo sviluppo. Alla fine, i risultati sono quelli di un Paese che arranca a fatica, ed è sempre più fanalino di coda dell'Ue".
"Scorrendo gli ultimi dati Istat, non siamo fuori dalla crisi – ha confermato il sindacalista –. Anzi, vengono a maturazione sempre più crisi aziendali che finora erano state contenute. E nel momento in cui si arriva al picco di difficoltà sull'occupazione, non ci sono più gli strumenti per dare un reddito a migliaia di persone, come gli ammortizzatori sociali in deroga. Questo è un dramma sociale ed economico, perché l'Italia non può permettersi di perdere altro lavoro e altre imprese. Quando parlo di Def come documento della rassegnazione, alludo anche a questo: c'è una politica rassegnata dal punto di vista delle prospettive, forse perché, al di là delle affermazioni, il Governo non riesce, e probabilmente non vuole, uscire dalla logica dell'austerità e del rigore, voluti dall'Ue e praticati abbondantemente dagli esecutivi che hanno preceduto Renzi".
Gli ultimi rinnovi nazionali, bancari, terziario, studi professionali, sono fatti straordinariamente positivi, a giudizio di Baseotto. "Sono contratti che danno forza al fronte unitario e grandi speranze per il futuro, perché avvengono in settori molto difficili, con risultati di tenuta dal punto di vista delle logiche del Jobs act, ed esiti assolutamente dignitosi anche dal lato economico. Il prossimo sciopero della scuola è un altro bel segnale della possibilità di una forza unitaria che scende in campo, provando a cambiare verso alle politiche sbagliate del Governo. Dobbiamo continuare su questo percorso, per rafforzare tutte le cose che vengono fatte nei territori e nelle categorie. Proprio oggi, qui a Roma, si vara l'ipotesi di piattaforma unitaria per il rinnovo del ccnl degli alimentaristi, poi arriveranno quelle di chimici e metalmeccanici, e così via. Il lavoro di tutta la Cgil è quello di provare a costruire tanti pezzettini di iniziative insieme a Cisl e Uil, per poi comporre un puzzle di ripresa unitaria a carattere più generale".
"Infine, il nuovo Statuto dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. Alcuni nostri giuristi stanno completando un primo lavoro, non facile, perché noi non pensiamo alla pedissequa riproposizione della vecchia legge 300, ma a un corpus di norme che colga le novità del mondo del lavoro, che parli a dipendenti e autonomi. Immaginiamo, dunque, una proposta di riforma importante, radicale e difficile per tutti gli aspetti giuridici, e non solo, della cosa. Questo lavoro è quasi compiuto, almeno nella fase iniziale. Poi avvieremo la discussione all'interno del direttivo della Cgil. Alla fine, la nostra proposta verrà presentata al Paese con migliaia d'iniziative - raccolte di firme, assemblee nei luoghi di lavoro, discussioni con i cittadini -. Di recente, abbiamo organizzato un incontro con i rappresentanti delle nuove professioni: è un segnale della direzione che vogliamo prendere, confrontarci con quei settori a cui abbiamo parlato poco, sbagliando, negli anni passati, e a cui adesso ci rivolgiamo, senza dimenticare quell'immenso lavoro di discussione con le lavoratrici e i lavoratori dei settori tradizionali, iscritti e non iscritti al sindacato, che dobbiamo coinvolgere, perché, per noi, il nuovo Statuto, costituisce l'architrave di una strategia, non solo di contrasto, ma di riproposizione, di un nuovo mondo di diritti e di tutele per chi lavora", ha concluso il segretario confederale.