“Porti chiusi e Cie riaperti non sono la risposta”. A dirlo è la segreteria della Cgil Friuli Venezia Giulia, intervenendo sulla vicenda della nave Aquarius e della chiusura dei porti italiani alle navi delle Ong impegnate nel Mediterraneo. “Salvare vite umane e accogliere chi fugge dalla fame, dalla violenza e dalla miseria, quale che sia la sua origine e il colore della sua pelle, sono doveri che vanno anteposti a qualsiasi strategia di governo. E valori inderogabili che non possono essere utilizzati come merce di scambio sul tavolo della politica e della diplomazia”, spiega il segretario generale Villiam Pezzetta.
“Il governo italiano – prosegue l'esponente sindacale – si è comportato in modo non soltanto cinico, ma anche irresponsabile, senza curarsi delle possibili conseguenze delle sue decisioni sui 629 esseri umani soccorsi dall'Aquarius e sulle altre persone a bordo della nave. Proprio per questo la disponibilità messa in campo dalla Spagna, che ha aperto una via d'uscita, peraltro tutta da verificare nei suoi aspetti tecnici, dalla lunghezza della rotta alle condizioni del mare, non può essere spacciata come una vittoria politica dell'Italia. Se di soluzione si tratta, lo è solo sul caso specifico, perché un'analoga strategia non potrà essere riproposta a oltranza, per evidenti ragioni di ordine morale e umanitario, prima ancora che di carattere giuridico e politico”.
Anche la segreteria Cgil del Friuli Venezia Giulia, dunque, si unisce all'appello della Cgil nazionale “per una vera strategia europea sulla gestione dei flussi migratori”, ma “nella consapevolezza che il primo ostacolo su questa strada sono quei paesi che hanno totalmente chiuso le porte all'accoglienza, e ai quali il nostro ministro dell'Interno e il suo partito guardano invece come possibili alleati nel confronto con Bruxelles sull'immigrazione”.