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Genova. Oggi, 2 luglio, lavoratori e pensionati coinvolti dalla vicenda amianto sono tornati a manifestare in piazza; a partire dalle 9 del mattino i manifestanti si sono ritrovati in piazza Caricamento e da lì, in corteo, hanno raggiunto prima la sede dell’Inail, poi il Tribunale di Genova e infine il palazzo della Regione Liguria. Proprio oggi infatti si sono svolte le prime udienze relative a gruppi di pensionati indagati, tutti ex operai, persone che hanno lavorato una vita in Ansaldo, fabbrica che come tante altre a Genova è stata pesantemente colpita dal flagello dei mesoteliomi.
Non è assolutamente accettabile la rappresentazione della vicenda amianto come una grande truffa: bisogna affermare e riconoscere che si tratta di una pagina dolorosa e drammatica e che purtroppo, come dimostrano i dati sulle malattie, non è ancora chiusa definitivamente. In base al registro nazionale del mesotelioma, i decessi per questa patologia in Liguria fra il 1994 e il 2005 sono stati 2385. Nella regione, nell’ultimo quinquennio degli anni novanta, i casi registrati erano ogni anno circa 130, ma negli ultimi 6/7 anni c’è stato un preoccupante aumento con una costante di 180 nuovi casi di mesotelioma ogni anno.
I dati sono ancor più significativi se si considera che la Liguria “pesa” per il 3% della popolazione lavorativa dell’intero paese e concentra il 15% dei casi di mesotelioma registrati. Eppure, nonostante questo, solo e soltanto a Genova è aperta da tempo un’indagine della Procura “al contrario”: non si è indagato sui responsabili di tante morti, ma si sta indagando su centinaia di lavoratori che hanno solo e sempre lavorato per 35-40 anni nelle fabbriche genovesi e nelle attività portuali, nell’edilizia e dove si sono registrati centinaia di casi di mesotelioma. Per contro, a questa situazione se ne contrappone un’altra: quella dei 450 fascicoli contenenti le denunce effettuate dai famigliari dei deceduti a causa dal mesotelioma, che da troppo tempo giacciono in Procura e che probabilmente saranno archiviati.
L’indagine della Procura ha condizionato i dirigenti Inail, i quali si sono rifugiati nel principio di autotutela, revocando in modo massivo centinaia di certificazioni di esposizioni all’amianto - che lo stesso Istituto aveva precedentemente riconosciuto - con il risultato che circa 700 lavoratori che operano quasi tutti in Ansaldo o Ilva, non possono usufruire dei propri diritti e di godere dei benefici della legislazione sull’amianto. Non è giustificabile il fatto che in tutta Italia siano stati riconosciuti dall’Inail circa 300 mila casi di esposizione all’amianto su 600 mila richieste e solo quelle rilasciate a Genova vengano messe in discussione perché considerate truffaldine.
L’indagine è naturalmente legittima, ma non se ne può subire il condizionamento fino ad offuscare un dato inoppugnabile che nessuno può mettere in discussione: l’amianto nelle nostre fabbriche è stato largamente usato, manipolato, Da qui l’esposto che Cgil Cisl Uil invieranno alla Procura per chiedere che si indaghi anche su chi ha procurato questa strage e non solo sugli operai che l’amianto l’hanno respirato. In Regione, i rappresentanti di Cgil Cisl Uil sono stati ricevuti dall’Assessore Enrico Vesco il quale ha dimostrato la propria disponibilità a far da tramite con il Governo per ottenere a breve un nuovo incontro. Non più tardi di un mese fa i rappresentanti sindacali avevano incontrato a Roma il Ministro Giuliano Poletti che aveva preso degli impegni precisi tra cui la costituzione di un organismo che in Inail si occupi specificatamente delle certificazioni genovesi. Alla Regione è stato chiesto che urgentemente si ripristinino le condizioni per far procedere l’attività del Renam (registro dei mesoteliomi) fermo al 2010.