Immigrazione? No grazie. Uno slogan che calza a pennello al possibile futuro governo giallo-verde. Un vero e proprio giro di vite sull’immigrazione, almeno a leggere il famoso contratto di governo firmato da Lega e movimento cinque stelle. Nulla di nuovo sotto il sole, visto che il leader grillino Luigi Di Maio considera le navi delle ong dei taxi del mare, e il collega leghista Salvini ha sempre fatto delle espulsioni di massa il suo marchio di fabbrica. FRONTIERE CHIUSE. Nello specifico, il documento (che è stato sottoposto e votato a maggioranza nel week end dagli elettori dei due schieramenti politici) dedica al fenomeno migratorio due pagine, che partono dall'assunto che la situazione attuale è “insostenibile per l’Italia”. Si parte dalla riduzione dei flussi migratori, puntando a una condivisione in chiave europea degli approdi, fino alla trasparenza sui fondi destinati ai centri che accolgono i richiedenti asilo. E ancora: meno risorse per l'accoglienza e più fondi per il capitolo rimpatri. UNA SOLA RELIGIONE. Nel contratto anche un paragrafo sulla libertà di culto e l’islam. L’idea è quella di chiudere le moschee irregolari, istituire un registro dei ministri di culto, rendere i sermoni obbligatoriamente in italiano e indire referendum comunali per una legge su moschee e luoghi di culto. Provvedimenti, dicono in molti, a forte rischio di incostituzionalità. PERICOLOSA DERIVA. “Un ritorno al passato e in linea con i decreti Minniti”. Ai microfoni di RadioArticolo1 parla Filippo Miraglia, vicepresidente dell’Arci: “Formule vuote, piene di luoghi comuni che non fanno altro che alimentare questa perenne campagna razzista contro i migranti”. Stessa lunghezza d’onda per l’Asgi, l’associazione sugli studi giuridici per l’immigrazione. Il vice presidente Gianfranco Schiavone ricorda che la normativa italiana in materia di immigrazione è già “terribilmente rigida e ha sempre prodotto un numero enorme di irregolari”. Stefano Milani
Vietato migrare
Stop all’accoglienza, rimpatri forzati, libertà di culto limitata: il contratto Lega-M5S punta tutto sulla repressione. Filippo Miraglia (Arci) e Gianfranco Schiavone (Asgi): “Una ricetta che ha già fallito”. A cura di Stefano Milani
21 maggio 2018 • 11:57