“Noi chiediamo che il confronto e la discussione avvengano a Palazzo Chigi, che tutto il governo assuma queste scelte” ed è “necessario che quel tavolo veda il coinvolgimento vero delle organizzazioni sindacali e anche delle associazioni imprenditoriali”. Così Maurizio Landini, segretario generale Cgil al termine della riunione sulle politiche industriali che si è svolta al ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Landini: “Siamo ad un bivio”
“Siamo di fronte ad un rischio molto concreto per il nostro sistema industriale e manifatturiero – ha proseguito Landini – e siamo di fronte ad un bivio molto secco: o si investe per cambiarlo nella direzione di una transizione sia ecologica che digitale, il che vuol dire cambiare i prodotti vuol dire fare una quantità di investimenti pubblici e privati molto consistenti, vuol dire cambiare il sistema con cui si produce e si lavora e quindi investire sulla formazione e sui salari, oppure si accompagna un processo di progressiva riduzione e ridimensionamento fino alla chiusura delle attività più importanti nel nostro Paese e questo tema in questo incontro non è stato assolutamente chiarito”.
All’incontro aperto dal ministro Adolfo Urso, oltre a Landini e al segretario confederale Giuseppe Gesmundo, erano presenti il segretario generale Uil Pierpaolo Bombardieri e il segretario confederale Cisl Giorgio Graziani. Hanno preso parte alla riunione anche i rappresentanti delle categorie, per la Fiom il segretario generale Michele De Palma.
Cgil e Fiom: “Lo Stato assuma un ruolo strategico”
In una nota congiunta, Landini e De Palma sono ancora più chiari: “Assistiamo ad incentivi di un miliardo di euro mentre aumenta la cassa integrazione in tutti gli stabilimenti, anche in Sevel, e si riducono i volumi produttivi. Tutto questo accade mentre i bilanci di Stellantis sono in netto miglioramento con un valore aggiunto prodotto più alto degli anni precedenti. Servono investimenti pubblici e privati per salvaguardare anche le aziende della componentistica e per attrarre altri costruttori che valorizzino la componentistica nel nostro Paese. Mentre sulla crisi che riguarda Industria Italiana Autobus, sono i lavoratori che in questi anni hanno tenuto aperti i due stabilimenti di Bologna e di Avellino”.
Per i due sindacalisti “sulla siderurgia abbiamo chiesto garanzie su occupazione, ambiente e produzione in riferimento all'ex Ilva e a Piombino, occorre intervenire per far tornare le persone al lavoro e non perdere impianti strategici per il futuro della produzione di acciaio. È necessario che lo Stato assuma un ruolo strategico e di gestione”.