In tanti e tante si sono trovati ieri (13 giugno) in Piazza Montecitorio a Roma – davanti a quello che dovrebbe essere il luogo sacro della democrazia – per manifestare contro il disegno dell’autonomia differenziata voluto da Calderoli e sostenuto dalle forze di maggioranza per uno scambio tra pseudo riforme che minano l’integrità del Paese e l’equilibrio costituzionale tra poteri.
Lo scambio è noto: Io ti faccio approvare l’autonomia, tu mi fai passare il premierato, e tutti insieme diamo il via libera alla riforma della magistratura. Un patto scellerato che mina dalle fondamenta la Costituzione antifascista nata dalla Resistenza e dalla Liberazione dal nazifascismo.
"Una controriforma - ha dichiarato Christian Ferrari, segretario confederale Cgil in piazza Montecitorio – che non danneggia solo il Mezzogiorno, ma che fa male a tutto il Paese, dividendolo e rendendolo ininfluente anche a livello europeo. Il governo e la coalizione che lo sostiene non solo non affrontano la crisi sociale che stiamo attraversando, ma si apprestano a votare definitivamente un disegno di legge che aumenterà le diseguaglianze e i divari territoriali”.
Con la Confederazione in piazza c’erano tante e diverse associazioni e organizzazioni dall’Arci all’Anpi fino a Sbilanciamoci, insieme a cittadine e cittadine che da mesi animano i comitati “No autonomia differenziata” preoccupati della mina che si sta posizionando sotto l’unità del Paese. La secessione dei ricchi, così stato definito il disegno Calderoli, che non potrà far altro che rendere ancora più profonde le diseguaglianze che attraversano e dividono i nostri territori.
Per Giulio Marcon, portavoce di Sbilanciamoci, “si tratta di un provvedimento che spacca in due il paese, divide i cittadini in italiani di serie A e di Serie B, viola i diritti costituzionali di tutte e di tutti, e che purtroppo darà maggiore povertà alle regioni di Sud. È un provvedimento che va fermato”.
Provvedimento che, nonostante lo preveda la norma, non ha definito quali debbano essere i livelli essenziali delle prestazioni, dalla sanità alla mobilità, dall’istruzione ai servizi all’infanzia e potremmo a lungo continuare con l’elenco. Livelli essenziali che corrispondono a diritti di cittadinanza sanciti dalla Carta del ‘48, non sono stati definiti e non sono stati previsti stanziamenti per finanziarli. Anzi, è bene ricordarlo, Meloni e il suo governo hanno svuotato il fondo di perequazione definito proprio per cominciare a colmare i divari che esistono e che con l’autonomia non potranno che accentuarsi. Per Lucia Corbo, ex insegnante scesa in piazza per difendere la Costituzione, infatti, “il Sud è stato strarapinato dal Nord e questa storia deve finire”.
Il Parlamento ha ripreso la sua attività dopo la pausa per le elezioni europee, mettendo all’ordine del giorno i due provvedimenti cardine del patto scellerato: alla Camera l’approvazione definitiva dell’autonomia differenziata, al Senato l’approvazione in prima lettura del premierato. E non contenti della ampia maggioranza parlamentare, frutto non esclusivamente dei consensi attenuti nelle urne del 2022, ma di una a sua volta scellerata legge elettorale, hanno anche sostanzialmente impedito il dibattito parlamentare utilizzando il contingentamento dei tempi della discussione.
E, ancora non paghi, hanno anche aggredito chi semplicemente sventolava il tricolore. “Oggi c’è una ragione in più per essere in piazza – ha chiosato il presidente dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo – un parlamentare dell’opposizione è stato aggredito e picchiato da alcuni parlamentari della maggioranza, e questo è avvenuto 100 anni dopo l’assassinio di Giacomo Matteotti. È una umiliazione del luogo principale della democrazia, il Parlamento italiano, a maggior ragione siamo e saremo in piazza per contrastare il ritorno della violenza nella lotta politica”.
“Questo Paese ha tutti gli anticorpi per respingere un affondo che mira al cuore della Costituzione antifascista nata dalla Resistenza e fondata sul lavoro. Non accettiamo un disegno che vuole dividere in nostro paese in tante piccole patrie per poi tenerlo assieme con la donna o l’uomo solo al comando”. Ha affermato deciso Ferrari, concludendo: “Questa è la battaglia che porta avanti la Cgil insieme a molte altre organizzazioni e vogliamo allargarla il più possibile. Sono sicuro che tutti insieme riusciremo a vincere questa battaglia”.