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Dopo anni di esuberi, proteste e ridimensionamenti, culminati nel 2021 con la chiusura dell'impianto di Napoli e il licenziamento di 340 addetti, la multinazionale americana degli elettrodomestici torna ad assumere. Lo fa nello stabilimento di Cassinetta di Biandronno, in provincia di Varese, con un accordo con i sindacati che prevede la stabilizzazione a tempo indeterminato di 180 lavoratori somministrati.
"L'accordo è senza dubbio positivo - commenta Barbara Tibaldi, segretaria nazionale Fiom Cgil - perché stabilizza tanti giovani lavoratori intervenendo sulla precarietà, che è diventata strutturale ormai da molto tempo. Ma dimostra, una volta di più, la schizofrenia di una multinazionale che, da un lato, chiude stabilimenti e licenzia in blocco centinaia di lavoratori, dall'altro, riempie altri impianti di precari come a Cassinetta, dove eravamo arrivati a una situazione improponibile, con 600 somministrati. Ma al di là di tutto resta il nodo di fondo: l'assenza di un piano industriale che riguardi tutti gli stabilimenti del gruppo. Whirlpool si rifiuta con arroganza di discuterlo con noi da anni e non si presenta al tavolo di trattativa, lasciando così il quadro generale indefinito e aperto a ogni sorta di speculazione".
L'intesa varesina, raggiunta nella giornata del 25 marzo scorso, è il frutto di anni di lotte sindacali. Dopo lo stop alla produzione a Napoli, i lavoratori di Cassinetta hanno fatto, insieme al coordinamento nazionale, 120 ore di sciopero, in termini di solidarietà, ma anche di prospettive sugli stabilimenti, nel richiedere un piano industriale rispetto a investimenti e occupazione.
Una novità su cui i sindacati locali hanno rivendicato la propria azione: "Abbiamo messo un paletto alla precarietà - sostiene Matteo Berardi, Rsu Fiom Cgil e coordinatore di fabbrica della Whirlpool di Cassinetta - con 180 persone che hanno recuperato libertà e dignità. Libertà, in quanto da precari si deve sempre dire di sì, perché si hanno pochi diritti e poca forza contrattuale e si è ricattati tutti i giorni. Mentre, d'ora in poi, sarà molto diverso".
Ma le buone notizie non finiscono qui. Lo stabilmente varesino, nonostante la pandemia, la guerra e la crisi di approvvigionamento delle materie prime, è passato in breve tempo da 1,7 milioni di pezzi a due milioni di pezzi prodotti, con la prospettiva, entro il 2022, di arrivare a 2,4 milioni, 'spalmati' su tutte le linee di produzione, a incasso: microonde e frigoriferi. Insomma, una crescita che dovrebbe dare ulteriori posti di lavoro in prospettiva.
Il piano d'investimenti prevede 60 milioni, in buona parte su Cassinetta. L'obiettivo è di estendere la trattativa e il modello di stabilizzazione, grazie a un sistema a 'vasche', che porta il lavoratore all'assunzione a tempo indeterminato nel giro di un paio d'anni., partendo da criteri fissati in base all'anzianità di lavoro e alla professionalità.
Il percorso di stabilizzazione riguarderà i lavoratori impiegati presso il sito con contratto di staff leasing, stabilizzati e lavoro in somministrazione a termine. Il suddetto percorso prevede l'assunzione attraverso contratto di lavoro a tempo indeterminato di 180 lavoratori, a partire dal mese di aprile ed entro agosto 2022. Il percorso di stabilizzazione avverrà attraverso i seguenti criteri di riferimento: performance individuali, data di primo ingresso in azienda, competenze professionali specifiche e polivalenti.
Successivamente, si prenderanno in considerazione i lavoratori in somministrazione lavoro a termine, si tratta di altri 420 addetti complessivi, con i criteri sopra individuati. Le parti si incontreranno con cadenza mensile al fine del monitoraggio dello stato di avanzamento dell'accordo. Inoltre, l’intesa prevede sedi di contrattazione con la Rsu di sito per adeguare – attraverso accordi condivisi - gli orari e la struttura organizzativa alle necessità d'incremento della produzione.
Su Cassinetta, negli incontri con le organizzazioni sindacali, l'azienda ha illustrato una crescita su tutte le piattaforme di circa l’8%, pari a 400 mila pezzi, chiedendo straordinari e flessibilità senza discutere di occupazione. "Come Rsu, abbiamo sempre detto no a più straordinari e più flessibilità, incrociando le braccia - precisa Berardi - e dicendo al management: noi siamo disponibili ad aumentare i volumi, ma prima ci vuole un tavolo negoziale per discutere di nuove assunzioni, Grazie a questo accordo, possiamo oggi dire di aver centrato il nostro obiettivo".