A febbraio 2022 il Parlamento italiano, con un solo voto contrario, inseriva tra i principi fondamentali della Costituzione “la tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni”. Un principio lungimirante e di profondità intergenerazionale, per richiamare i pubblici poteri a salvaguardare le risorse naturali necessarie alla vita della specie umana e a operare per contrastare la crisi climatica. È una bella sfida – globale, europea, nazionale – che ha ricadute sui territori e sulle persone.

A distanza di soli due anni, a giugno 2024, a colpi di maggioranza e senza alcun dibattito pubblico significativo, il Parlamento italiano approva la legge Calderoli sull’autonomia differenziata: una legge anacronistica figlia di un’altra epoca, storica e politica, che come nel gioco dell’oca costringe il nostro Paese a fare un salto indietro. Con lo sguardo rivolto al passato.

A partire dalla fine degli anni Novanta, con la riforma del Titolo V della Costituzione, attraverso cui sono state delegate sempre più materie alle Regioni, anche in campo ambientale si sono registrati sempre più esempi di aumento delle disuguaglianze e di inefficacia delle politiche.

Dal funzionamento delle Agenzie regionali per la protezione ambientale alle norme sulle attività estrattive, dalle concessioni per il prelievo delle acque minerali a quelle balneari. Per ultimo, sul fronte energetico, il decreto ministeriale sulle “aree idonee” per le rinnovabili, approvato il 21 giugno scorso, che lascia carta bianca alle Regioni nella selezione delle aree idonee, non idonee e ordinarie. Il risultato è che il quadro autorizzativo per le rinnovabili si è fatto ancora più complicato e senza principi uniformi. Tutto ciò è accaduto, e continua ad accadere, nonostante lo Stato abbia ancora parte del potere su queste materie.

La crisi climatica sta provocando diverse e vaste ripercussioni sociali, economico-produttive e ambientali. In questo contesto, inedito, non si possono avere scelte differenti su politiche energetiche, trasporti, governo del territorio, tutela della salute, protezione civile, regole per l’autorizzazione degli impianti industriali, delle infrastrutture, delle concessioni per il prelievo delle risorse naturali. Per affrontare la transizione ecologica, energetica e produttiva con equità ed efficacia abbiamo bisogno di un contesto legislativo unitario e solidale. Non del Far west. È ciò che spinge Legambiente, insieme alle numerose organizzazioni della Via Maestra, a chiedere un referendum per abrogare la legge sull’autonomia differenziata.

Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente

Maria Maranò, segreteria nazionale di Legambiente