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Lo straordinario numero di firme raccolte ai banchetti e via online ci racconta due cose: un latente desiderio di partecipazione che si manifesta quando il cittadino ha effettivamente la possibilità di contribuire a una decisione collettiva; una chiara percezione dei pericoli insiti nella legge Calderoli, nonostante la complessità e la farraginosità della materia.
Tutto ciò è di buon auspicio anche in attesa del giudizio della Corte costituzionale - nella cui saggezza confidiamo - sia sul merito dell’ammissibilità del referendum sia sulla presa d’atto di una chiara volontà popolare tesa a esprimersi su di una legge che cambia letteralmente i connotati dell’Italia. Nel 2017 si svolsero due referendum popolari, in Veneto e in Lombardia, sostanzialmente a sostegno della richiesta della Lega; riesce difficile immaginare che oggi si impedisca all’intero popolo italiano di pronunciarsi in merito.
Fin dal 2019 l’Anpi si espresse contro i ventilati disegni di legge sull’autonomia differenziata. Tale contrarietà è stata reiterata negli anni successivi in modo sempre più articolato. La raccolta delle firme ai banchetti dell’Anpi, e in particolare a quelli allestiti durante le cosiddette “pastasciutte antifasciste” (oltre 500), è un punto di snodo fondamentale per questo impegno. Stiamo certamente nell’ordine di diverse decine di migliaia di firme.
La firma al banchetto consente una connessione diretta con i cittadini. Così abbiamo verificato sia che c’è una fortissima trasversalità territoriale, cioè si firma al Sud ma anche al Nord, il che vuol dire che tanta gente del Nord non crede più all’autonomia differenziata/paese dei balocchi raccontata dalla Lega, sia che lo schema “maggioranza di governo favorevole all’autonomia differenziata, opposizione contraria” è farlocco, perché tante firme raccolte sono di cittadini che non nascondono la loro simpatia elettorale per i partiti di governo o la loro appartenenza a organizzazioni che si sono dichiarate favorevoli alla legge.
Così andremo avanti fino all’ultimo giorno utile per la raccolta delle firme, perché il loro numero rappresenta in quanto tale un fatto politico che non si potrà ignorare e perché tanto maggiore sarà, tanto più si spianerà la strada per raggiungere il quorum all’atto del referendum.
Rimane un fatto curioso: l’unità d’Italia si compì nel 1861. Com’è noto Massimo D’Azeglio affermò: “Abbiamo fatto l’Italia; ora dobbiamo fare gli italiani”. L’impresa è da tempo compiuta: oggi, più di 150 anni dopo, dobbiamo impedire che gli italiani siano privati del loro Paese.
Gianfranco Pagliarulo è presidente Anpi