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“In Campania si sta cercando di fare un enorme lavoro di sinergia. Un lavoro di reciproco riconoscimento, di scambio, che ci ha visto come organizzazioni sindacali in prima linea, in difesa dei lavoratori e delle lavoratrici più esposti ai danni dalla pandemia”. Lo ha detto il segretario generale Cgil Napoli e Campania, Nicola Ricci, intervenendo all'audizione del Comitato Economico Europeo sull'attuazione territoriale dell'Agenda 2030 in Campania, ospitata dalla Fondazione Banco di Napoli.
L’Agenda 2030 è un programma d’azione basato su 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e 169 target concordati da tutti i 193 Stati membri delle Nazioni Unite nel 2015 per il miglioramento del sistema globale. Pace e benessere per tutte e tutti e per il pianeta. Il primo obiettivo è l’eliminazione della povertà, il terzo è “garantire le condizioni di salute e il benessere per tutti a tutte le età”, il quarto è un’istruzione di qualità per tutte e tutti i cittadini.
Allora l’ammonizione del segretario della Cgil Campania diventa una preoccupazione reale: “Pensiamo a quanto sta accadendo in Europa e ancor di più, rispetto all’Italia, chiediamoci quanto è in linea la legge Calderoli con l’obiettivo di agire per evitare che le persone e i luoghi divergano aumentando gli squilibri e le diseguaglianze”.
Un milione e 300mila firme sono state consegnate la scorsa settimana in Corte di Cassazione in calce al quesito referendario che chiede l’abolizione della norma e si aspetta fiduciosi il pronunciamento della Corte Costituzionale.
“Noi – ha ricordato Ricci – abbiamo denunciato in più contesti i rischi determinati dal consolidamento dell’autonomia differenziata, che già di per sé escluda la Campania dalla realizzazione degli obiettivi dell’Agenda 2030. I differenziali territoriali di cui già è caratterizzata questa terra – ha concluso – per effetto della Calderoli possono solo acuirsi in futuro, con il resto del Paese e d’Europa”.