Finalmente un passo avanti sulla via della partecipazione, una vera conquista che allarga gli spazi di democrazia. Ci sono voluti tre anni di impegno e battaglie per ottenere il diritto alla sottoscrizione di quesiti referendari e leggi di iniziative popolari attraverso una piattaforma gratuita. Nell’epoca della rivoluzione digitale era davvero paradossale che non si potesse fare o, come è accaduto per i referendum per la dignità del lavoro promossi dalla Cgil, che il costo a firma fosse a carico dell’organizzazione proponente i quesiti.

Leggi anche

I cittadini e le cittadine portatori di disabilità, gli anziani desiderosi di essere ancora cittadini attivi ma con grandi difficoltà di movimento, chi si trova lontano dalla propria residenza, finalmente potranno esercitare la responsabilità di esprimersi attraverso una firma, di far valere la propria volontà di dire contrastare la legge Calderoli ed esser parte del movimento, che si annuncia grande, di quanti vogliono che sia il popolo a esprimersi su una norma che toccherà la vita di ciascuno e di tutti e tutte.

E già, perché il nocciolo della questione sta tutto qui: chi vuole il premierato, sostenendo che così sarà il popolo a esprimersi e a scegliere da chi vuole essere governato (in realtà si vota un giorno assegnando una delega in bianco per ben cinque anni a un uomo o una donna soli al comando), ha fatto di tutto per ritardare il rilascio della piattaforma per la partecipazione dei cittadini e delle cittadine. Un paradosso? Assolutamente no. Questo tentativo di ritardare il più possibile l’avvio della piattaforma è assolutamente coerente con l’idea di potere e di democrazia del centro-destra.

Leggi anche

Ma ora la piattaforma c’è ed è davvero una straordinaria coincidenza che a utilizzare per primi questa possibilità sia proprio il Comitato promotore del referendum contro l’autonomia differenziata, 34 organizzazioni e associazioni che chiedono ai cittadini e alle cittadine di esprimere sul cambiamento dell’assetto istituzionale, sociale e di cittadinanza del nostro Paese.

E allora firmare, firmare, firmare. Andando nei tanti banchetti che vengono organizzati nelle località di vacanze e nelle città, o attraverso la piattaforma. Farlo online è semplice, basta cliccare su https://pnri.firmereferendum.giustizia.it/referendum/open/dettaglio-open/500020 e accedere alla piattaforma con Spid, con Cie (la Carta di d’identità elettronica) o Cns.

Poi, scorrere l’elenco delle iniziative e cliccare su “Contro l’autonomia differenziata. Una firma per l’Italia unita, libera, giusta” (il numero dell’iniziativa è 500020). Premere su sostieni iniziativa, cliccare su continua e nuovamente su sostieni iniziativa.

La firma di ciascuno di noi è assolutamente importante e determinante, ma non è sufficiente. È fondamentale che oltre a sottoscrivere il quesito referendario che ciascuno si faccia promotore e sostenitore nei confronti di amici e conoscenti. Occorre mettere in piedi un grande passaparola, una vera e propria catena di messaggi e di inviti a sottoscrivere, una grande onda a cerchi concentrici che si allarghino fino ad arrivare non solo all’obbiettivo legale delle 500 mila firme da raccogliere entro il 30 settembre, ma per raccoglierne molte di più per far arrivare forte e chiaro il messaggio che i cittadini e le cittadine italiani vogliono riprendere la parola, vogliono partecipare alle decisioni che li riguardano e affermano un forte e chiaro “no” all’autonomia differenziata.

Più saranno le firme raccolte, più sarà difficile per il governo, in attesa del responso delle urne, sottoscrivere le intese con le Regioni che chiedono fin da subito l’autonomia sulle materie non sottoposte ai Lep. Veneto, Lombardia e Piemonte devono sapere che occorre aspettare il responso delle urne, perché il popolo è sovrano.

Leggi anche