Solo undici giorni per centrare l’obiettivo formale delle 500 mila firme in calce al quesito che chiede l’abrogazione netta e totale della Legge Calderoli che istituisce l’Autonomia differenzia, la spacca Italia. Solo undici giorni perché cittadine e cittadini hanno la consapevolezza che quella partita il 20 luglio con i banchetti organizzati da Cgil, Uil e altre 32 organizzazioni che compongono il Comitato promotore – tra questi Arci, Anpi, Legambiente, Wwf, Acli, Libera e i partiti dell’opposizione – e presieduto dal presidente emerito della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick, è una vera festa della partecipazione e della democrazia.

Ferrari, Cgil: “Non ci accontentiamo”

“Il raggiungimento di 500 mila firme in pochi giorni conferma che quella contro l’Autonomia differenziata è una battaglia condivisa dai cittadini. Non abbiamo alcuna intenzione di accontentarci di questo risultato, perfino inaspettato con questa rapidità”, commenta il segretario confederale della Cgil Christian Ferrari. L’invito è di non fermarsi, anzi: “Continueremo a raccogliere sottoscrizioni fino all’ultimo giorno utile, non solo sulla piattaforma digitale, ma soprattutto ai banchetti, che stiamo organizzando capillarmente in tutto il territorio nazionale. Per noi la priorità è parlare con le persone: informare, coinvolgere, spiegare”.

Per Ferrari l’obiettivo finale è portare alle urne 25 milioni di elettori, “e possiamo riuscirci solo con una mobilitazione collettiva, di popolo. La nostra è una battaglia democratica, in difesa dell’unità dell’Italia, del welfare universalistico, del lavoro, del contratto collettivo nazionale; che può incrociare anche l’interesse delle imprese a non doversi misurare con venti regimi normativi diversi su materie strategiche per lo sviluppo economico. Moltiplicheremo le iniziative pubbliche a ogni latitudine, per diffondere il più possibile le nostre posizioni e le nostre idee”.

Online e banchetti: la firma ovunque

A questo scopo, la Cgil sta dando vita a coordinamenti in tutte le province con le forze politiche, sociali, associative che fanno parte del Comitato promotore del quesito referendario. “L’ostacolo principale – continua Ferrari – che dobbiamo superare per raggiungere il quorum e vincere il referendum non è l’orientamento rispetto alla Legge Calderoli, ma la non conoscenza, da parte dei cittadini, dei pericoli che l’Autonomia differenziata porta con sé, non solo per il Mezzogiorno, che subirebbe più di altri l’acuirsi dei divari territoriali e il peggioramento delle diseguaglianze sociali, ma anche per le fasce popolari del Centro-Nord e per il suo tessuto produttivo, che ha bisogno di politiche industriali e investimenti nazionali ed europei, e non di un ripiegamento localistico e della frammentazione delle politiche pubbliche”.

Quello del governo, conclude il segretario confederale, “un progetto che fa male all’intero Paese. Non è un tema astratto, di architettura istituzionale, ma un provvedimento che avrà ricadute pesanti sulle condizioni materiali di vita e di lavoro delle persone”.

Comitato: “Siamo solo all’inizio”

Soddisfatto anche il Comitato referendario: “In una manciata di giorni c’è stato un vero e proprio boom delle firme sul quesito referendario per l’abolizione della legge sull’Autonomia differenziata. L’obiettivo, però, non è semplicemente quello del raggiungimento di quota 500 mila: questo non è il traguardo conclusivo, ma solo l’inizio. La nostra mobilitazione proseguirà per tutto il mese di agosto e fino all’ultima data utile di settembre, per continuare a raccogliere le sottoscrizioni da depositare, debitamente certificate, alla Corte di cassazione”

In una nota il Cotato fa sapere che “ora ci concentreremo particolarmente su quelle cartacee, moltiplicando i banchetti che stiamo organizzando capillarmente in tutto il territorio nazionale: dalle città ai piccoli comuni, dalle aree interne ai luoghi di vacanza. In questo modo potremo incontrare decine di migliaia di persone, spiegare loro la nostra posizione e proporgli di diventare parte attiva e militante della campagna elettorale vera e propria, che comincerà nei primi mesi del 2025”

Grande partecipazione

I cittadini e le cittadine hanno compreso che quella autonomia differenziata farebbe male al Paese intero, al Nord come al Sud rendendoci tutti più piccoli e fragili, esposti ai venti delle grandi economie europee e non solo. Hanno capito, quanti hanno già firmato e quanti lo faranno nei prossimi giorni, che i diritti o sono per tutti o non sono, e che un Paese stretto e lungo incuneato nel Mediterraneo non può avere 21 politiche dei trasporti, 21 politiche energetiche, 21 politiche industriali, 21 politiche ambientali, 21 sistemi di istruzioni e 21 sistemi sanitari tutti più fragili e più poveri di risorse.

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Hanno capito che se la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni non si è fatta è perché se ciascuna regione compete contro tutte le altre pretendendo di tenere per sè le risorse e le tasse prodotte, in barba a quel principi di solidarietà e di uguaglianza previsti dalla Costituzione, tutti avremo meno servizi pubblici. Equel che serve chi potrà lo “comprerà” dai privati e chi non può pazienza.

E hanno capito, le cittadine e i cittadini, che la vera libertà di ciascuno è nel decidere insieme ad altri le grandi questioni, che la vera libertà sta nel partecipare allargando così gli spazi di democrazia. Era il 2 giugno del 1946 quando le donne italiane, vestite a festa, uscirono di casa in massa per recarsi per la prima volta alle urne per decidere di diventare una Repubblica fondata sulla Resistenza e sul lavoro. Compresero quelle donne, il valore della partecipazione.

La raccolta continua

Una festa, dicevamo che in una prima fase – quella della raccolta delle firme – si concluderà il 30 settembre per poi ricominciare la prossima primavera nella campagna elettorale che ci porterà alle urne per votare per il referendum contro l’Autonomia differenziata e per i quattro per la dignità del lavoro promossi dalla Cgil. L’uno e gli altri legati da un unico nastro colorato, quello della Costituzione.

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Occorre non fermarsi, bisogna continuare a firmare lanciando un grande e circolare passa parola che serva a spiegare a tante e tanti altri le ragioni del referendum contro l’autonomia differenziata. Perché se l’obbiettivo formale è stato raggiunto, ne esiste uno altrettanto importante da centrare, quello di continuare a firmare fino e oltre il milione di sottoscrizioni affinché a Palazzo Chigi arrivi forte e chiaro il messaggio che l’Italia che vogliamo è democratica, una e indivisibile, fondata sulla Resistenza e sul lavoro, e sui principi di partecipazione, solidarietà e di uguaglianza.

E allora firmare, firmare, firmare. Andando nei tanti banchetti che vengono organizzati nelle località di vacanze e nelle città, o attraverso la piattaforma. Farlo online è semplice, basta accedere alla piattaforma con Spid, con Cie (la Carta di d’identità elettronica) o Cns. Poi, scorrere l’elenco delle iniziative e cliccare su “Contro l’autonomia differenziata. Una firma per un’Italia unita, libera, giusta” (il numero dell’iniziativa è 500020). Poi, cliccare su “sostieni l’iniziativa”, poi su continua e ancora su “sostiene l’iniziativa” e la firma è messa.

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