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“Sì all’Italia unita, libera e giusta. Una firma contro l’Autonomia differenziata”, è lo slogan con cui il Comitato Promotore sta raccogliendo firme in tutta Italia per contrastare l’autonomia differenziata: una legge che va abrogata perché non solo aumenterà le diseguaglianze già ora così evidenti tra i nord ed i sud del nostro Paese, ma perché se dovesse passare verrebbe davvero messa in discussione la nostra identità nazionale. Avremmo la costruzione di 21 piccole “casematte”, 21 centri di potere chiusi, probabilmente in competizione gli uni con gli altri in cui i rapporti di potere con lo Stato centrale verrebbero gestiti autonomamente e chi è più capace, o maggiormente allineato politicamente riuscirebbe ad ottenere di più. La legge 86 accentra il potere, non lo decentra a favore dei cittadini e delle cittadine.
L’attuazione di questa Legge porterà ad un aumento delle già enormi disuguaglianze territoriali e, poiché le risorse rimangono comunque poche, una più incisiva privatizzazione dei servizi. Come ha scritto Francesco Pallante professore ordinario di Diritto costituzionale all'Università di Torino nella sua ultima opera (da leggere!) Spezzare l'Italia. Le regioni come minaccia all'unità del Paese (2024) “L’autonomia differenziata è una risposta di retroguardia – e politicamente meschina – ai problemi della società italiana proprio perché certifica questo stato di cose: l’Italia è perduta, si salvi chi può”.
Una Italia più ingiusta, in cui le persone più fragili e vulnerabili verranno lasciate ancora più sole e in cui l’articolo 3 della nostra Costituzione, che ci piace qui riprendere “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”, verrebbe completamente disatteso.
Le diversità del nostro Paese sono importantissime e vanno tutelate, l’autonomia è un valore in sé sancito anche dalla Costituzione. Peccato che in questa Legge le parti che riguardano i principi solidarietà e perequazione ed il diritto a pari prestazioni a prescindere dal luogo di residenza non sono declinati in maniera tale da renderli attuabili e soprattutto finanziabili, quindi esigibili.
Per tutte le persone che incontriamo ogni giorno nei nostri servizi, per le nuove generazioni, per l’ambiente che ci circonda (eh sì, anche le politiche ambientali verrebbero decentrate …), fino al 30 settembre ci impegneremo a raccogliere firme, a spiegare e sollecitare una partecipazione dei cittadini per l’abrogazione di questa Legge!
Caterina Pozzi – presidente Cnca