Idealmente i referendum sono 6 anche se le schede nell’urna saranno solo 5.

Occorre mantenere un’iniziativa sull’autonomia regionale differenziata legata alla campagna per il Sì nei 5 referendum.

Calderoli sta già forzando. Lo sappiamo da Zaia che nel suo consiglio regionale ha rivelato che governo e regioni hanno già lavorato sulla protezione civile e stanno per iniziare sulla previdenza integrativa. Per ora non c’è una reazione politica e sociale capace di richiamare la Corte costituzionale alle sue responsabilità di controllo.

Anzi il Senato ha respinto a maggioranza la mozione che chiedeva il blocco delle trattative avviate da Calderoli con Veneto, Lombardia, Piemonte, Liguria per la devoluzione delle funzioni non vincolate ai Lep.

Calderoli cerca di aggirare la sentenza 192/24 della Corte che afferma che il parlamento deve prendere nelle sue mani la responsabilità dell’autonomia regionale differenziata con modifiche legislative, ben sapendo che a quel punto anche la possibilità del referendum abrogativo tornerà in campo ed è quello che vuole evitare.

Calderoli arriva ad usare come argomento a lui favorevole la sentenza della Cassazione che aveva ammesso il referendum abrogativo e ne aveva scritto il quesito per l’abrogazione della legge alla luce delle modifiche della Corte costituzionale. Da quanto è stato detto da Calderoli in Senato ci sono già ragioni per un intervento della Corte costituzionale.

Se la Cassazione ha detto sì al referendum allora la legge è viva, afferma Calderoli.

Il referendum sull’autonomia regionale per ora non ci sarà ma deve esserci l’appoggio pieno di tutti ai 5 referendum ammessi, a cui va intrecciato un controllo popolare sulla correttezza delle modifiche legislative e sulla loro attuazione denunciando alla Corte gli strappi, che per di più sono già iniziati. 

È evidente che siamo pronti a riprendere l’iniziativa per un referendum abrogativo alla prima occasione utile. Calderoli sa che una nuova legge – come chiesto dalla Corte costituzionale – apre la strada ad un nuovo referendum abrogativo.

Il Comitato promotore del referendum ha esaurito il suo compito, ora deve favorire un nuovo punto organizzato di monitoraggio, informazione, mobilitazione di massa in tutti i passaggi che ci saranno dell’autonomia regionale differenziata.

Non va persa l’occasione per preparare anche le modifiche costituzionali al titolo V, come proposto dalla legge di iniziativa popolare Cdc/sindacati scuola e in parte anticipate dalla Corte costituzionale che ha tolto ambiti di possibile devoluzione dal 117 e sancito si può discutere solo di singole funzioni nel rigoroso rispetto dei principi fondamentali della Costituzione.

In questa legislatura non ci sono le condizioni per queste modifiche del titolo V, ma possono essere un punto importante del programma per un’alternativa di governo nella prossima legislatura.

La bocciatura del referendum abrogativo ha lasciato l’amaro in bocca e la sentenza gronda timore e preoccupazione per un referendum che avrebbe potuto fare chiarezza e rimotivare elettrici ed elettori ad andare a votare, dimenticando che un referendum serve ad eliminare qualcosa che c’è già.

Prendere atto della sentenza non vuol dire condividerla, anzi occorre fare vivere le ragioni della critica alla legge 86/24 ricordando alla Corte costituzionale che ha preso un impegno con il paese a vigilare ed intervenire.

Per questo va costruito un forum permanente con parlamentari e rappresentanze sociali per monitorare, informare, denunciare, mobilitare contro gli agguati di Calderoli e c. e questo lavoro deve intrecciarsi con la campagna a sostegno dei referendum, 4 sul lavoro e 1 sulla cittadinanza.

Alfiero Grandi, vice presidente Coordinamento per la democrazia costituzionale

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