"Oggi siamo qui perché questa lotta non può essere vanificata. E sappiamo che una delle modalità che avete scelto per combatterla è la battaglia per il diritto di voto. Uno slogan dice: Il voto è la nostra rivolta. Significa che votare è ancora uno strumento di lotta”. Sono le parole di Alessandro Barbero che ha preso parte all’assemblea delle assemblee a Bologna. Una giornata importante in vista della campagna referendaria che parte ufficialmente con questo appuntamento. 

Barbero parte da Marc Bloch “uno dei più importanti storici del Novecento” come lo definisce, “una figura straordinaria per noi storici di mestiere, perché ci ha insegnato un nuovo modo di fare storia”. E arriva velocemente a un punto fondamentale: “La società è fatta di interessi che cozzano, di conflitti, le società devono essere piene di conflitti, non è tossico provare il conflitto per arrivare a delle soluzioni”. 

Come le lotte per il lavoro che storicamente hanno accompagnato la storia del nostro paese, lotte diverse – forse, specifica – ma se oggi “parliamo di lotte per difendere dei diritti, per molto tempo sono state lotte per conquistare dei diritti, è importante ricordarselo”. 

Barbero fa riferimento alle lotte per il diritto di associazione: nel Medioevo era vietato ai lavoratori organizzarsi, nel Settecento e nell’Ottocento anche. Poi le prime conquiste, le associazioni di mutuo soccorso, e infine i sindacati. E oggi? Oggi nessuno nega il diritto di associazione, ma il lavoro precario rende i lavoratori più isolati che mai. Il diritto c'è, ma di fatto si sgretola. E poi le otto ore lavorative, conquistate oltre un secolo fa, ma oggi il lavoro precario rende la giornata lavorativa infinita, “chi davvero lavora solo otto ore quando il lavoro è precario e frammentato”. Come il diritto di sciopero: formalmente esiste, ma ha perso molto del suo impatto. Perché se oggi dobbiamo ancora difenderli quei diritti conquistati, “è perché qualcuno ce li vuole togliere”, chiosa.

“La democrazia non garantisce che il Paese sia governato bene, non assicura che vincano i migliori” conclude Barbero ma “serve a far sentire tutti parte di qualcosa, a far capire che contiamo. Per questo il voto conta. E allora, vinceteli, vinciamoli, questi referendum”.