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Mai forse come in questa fase lo “stato di salute” del mondo impatta direttamente sulla vita delle persone. La guerra in Ucraina, le bollette, l’aumento del costo della vita che si mostra in tutta evidenza nel quotidiano spaventano gli italiani che chiedono alla politica risposte all’altezza. Questo, in estrema sintesi, il senso del sondaggio (Scarica il rapporto completo) effettuato dall’Osservatorio Futura della Cgil sul tema “Inflazione e caro energia”.
Non solo la guerra in Ucraina
I dati sono, appunto, preoccupanti, visto che ben il 75% degli italiani si dichiara allarmato per i rincari dell’energia. Un risultato che in fondo ci si aspettava, mentre qualche sorpresa arriva dalle cause che gli intervistati individuano alla base di questa situazione: nonostante che il 66% del campione si dichiari favorevole alle sanzioni inflitte alla Russia, un posto rilevante occupa la “speculazione da parte dei colossi dell’energia” (il 29% delle risposte la indica come prima causa, mentre il 57% la colloca comunque tra le prima 3) e le “scelte errate fatte nel passato su temi geopolitici ed energetici”.
“In effetti – commenta Emilio Miceli, segretario confederale della Cgil – questo dato mi colpisce. Non stiamo parlando solo dell’invasione dell’Ucraina. In tanti avvertono che alla base di questa situazione c’è qualcosa di più grande e questo è vero, perché si va modificando sia la curva dell’offerta che della domanda, cadono gli investimenti e questo determina un’alterazione dei prezzi. Corretto anche il timore che il tema energia possa contagiare il contesto globale, al di là dell'invasione russa”. La “proiezione” verso il futuro, inoltre, non è rassicurante. Si legge nel sondaggio che “il 56% del campione si dichiara poco ottimista nei confronti della situazione legata all’inflazione: il 38% pensa che la crisi durerà ancora a lungo, mentre il 18% pensa addirittura che la situazione sia destinata a peggiorare fino a scenari simili a quelli che si sono creati a seguito dello shock petrolifero degli anni 70. La maggior parte del campione ritiene che la crisi non sia passeggera e che durerà almeno due-tre anni. Solo il 13% si dimostra fiducioso rispetto al fatto che si possa risolvere a breve”.
Serve una “normalità energetica
“Quello che gli intervistati ci stanno dicendo è chiaro – riprende il dirigente della Cgil –: bisogna fare in modo che questo paese ritorni subito a un livello di ‘normalità’ energetica”, ma per fare questo “bisogna innanzitutto diversificare gli approvvigionamenti del gas e determinare condizioni per cui il gas sia disponibile. E poi occorre tornare alla sovranità energetica, cosa che si può fare solo incrementando le fonti rinnovabili, che è l’unica sovranità che ci possiamo permettere”. Solo che ci vuole tempo per farlo e noi, chiosa Miceli, “questo tempo non lo abbiamo. questo rende la situazione così difficile. Noto poi anche con amarezza che negli anni l’Europa, che è l’area più ricca del mondo, ha deciso di importare e non di produrre energia e così, a uno ‘starnuto’ di Putin rischi di non poter accendere la luce”. Ma la questione non riguarda solo Putin perché, aggiunge, “tutti i luoghi del mondo dove si produce la ‘vecchia’ energia sono più o meno in uno stato di instabilità”.
Bollette: la difficoltà di fare sacrifici
Tornando al sondaggio dell’Osservatorio Futura, tre intervistati su quattro ritengono che l’aumento del costo dell’energia avrà ricadute pesanti su tanti beni e servizi (in primis bollette e carburanti) e per il 37% gli effetti si avvertiranno anche su altri servizi e prodotti essenziali, a cominciare da quelli alimentari. Tuttavia, o forse proprio a ragione di questo, circa la metà del campione non si sente pronta ad affrontare le misure di risparmio energetico richieste dalla situazione”: il 27% dice di essere disposto a farlo, ma non sa se riuscirà a seguire le indicazioni Ue fino in fondo e solo il 20% si ritiene pronto ad applicare le limitazioni che verranno decise. Per Miceli questa è una conferma del fatto che “gli intervistati giudicano l’energia il bene più essenziale per una gestione ordinata della propria vita. E lo dimostra, appunto, il fatto che solo un quinto degli intervistati è disponibile a fare tutto ciò viene richiesto per risparmiare energia. C’è chi cercherà di farlo, ma l’argomento viene vissuto in maniera lacerante e deprimente”.
Il ruolo del sindacato
Le persone, insomma, sono preoccupate e non poco: “Dobbiamo riconoscere che avevamo ragione – chiosa il segretario confederale della Cgil – nel dire che la priorità è dare protezione alle persone, perché il mix tra decrescita, inflazione esponenziale e aumento esplosivo delle bolletta rende drammaticamente esposti i ceti più bassi e determina un arretramento vistoso delle fasce medie”. Quest’ultimo è un tema centrale: per il sindacalista “non parliamo di un evento che colpisce solo chi è povero, ma che impoverisce anche chi sta bene o comunque meglio”.
Importante, perciò, il ruolo che il sindacato può avere. Alle organizzazioni dei lavoratori gli intervistati chiedono di intervenire per ottenere aumenti salariali che compensino il carovita e aiuti concreti a sostegno di lavoratori e famiglie. Uno spazio di azione importante perché, scrivono i ricercatori, “la possibilità che la crisi economica aumenti il rischio di perdita del lavoro acuisce ulteriormente il bisogno di intervento dei sindacati”. Insomma, ancora una volta sta alla politica ascoltare il lavoro e le “sue” richieste.