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In occasione della Giornata per le vittime di tutte le mafie, venerdì 21 marzo, vi proponiamo cinque titoli italiani particolari e fuori dagli schemi, da vedere o rivedere. Perché il cinema forse non può cambiare la realtà, ma può aiutare a comprenderla.
Il dolce e l’amaro di Andrea Porporati (2007)
Il film attraversa vent’anni nella vita di Saro Scordi, interpretato da Luigi Lo Cascio, che da giovane della periferia di Palermo diventa un capo di Cosa Nostra. Una parabola lunga e complessa, ascesa e caduta che lo trasforma da mafioso a collaboratore di giustizia.
La siciliana ribelle di Marco Amenta (2008)
Rita Atria è la figlia di un capomafia siciliano, che viene assassinato dal sicario di un clan locale. A quel punto, la svolta: la ragazza comprende gradualmente il valore della legalità e offre ai nostri occhi la storia di una pentita.
Una vita tranquilla di Claudio Cupellini (2010)
Stavolta l’interpretazione pesante è di Toni Servillo: nel ruolo di Rosario, un uomo emigrato in Germania che oggi fa il ristoratore. Ma il passato bussa alla porta, perché Rosario è un ex camorrista… Dalla mafia impossibile uscire davvero.


La trattativa di Sabina Guzzanti (2014)
Come nel precedente Viva Zapatero!, Sabina fa un uso del documentario squisitamente politico: ecco l’inchiesta sul famoso negoziato tra Stato e Cosa Nostra negli anni Novanta. È successo davvero, cosa sappiamo? Con lo spessore politico e l’ironia dell’autrice.
Iddu di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza (2024)
Il più recente in ordine di tempo, il primo film sulla figura di Matteo Messina Denaro, l’ultimo dei boss. Col volto di Elio Germano, la sua figura “imprendibile” viene inscenata tra cronaca e parodia. Ma anche con una ferma condanna alla mafia siciliana mai estinta, nemmeno nel presente.