Esistono due tipi d'ignoranza. Quella dei nostri nonni, ossia l’ignoranza informativa, era motivata dal non poter accedere alle informazioni e saperle leggere, mentre oggi si è sviluppata ed è molto più insidiosa un altro tipo d'ignoranza, quella elaborativa.

I nostri nonni non avevano i soldi per comprare libri e giornali, e probabilmente non avevano abbastanza istruzione per leggere i testi. Nell’ignoranza elaborativa, invece, non abbiamo il tempo per comprendere la quantità illimitata d'informazioni. Probabilmente non ci basterebbe tutto il tempo della nostra vita per leggere tutto il materiale reperibile su Internet su un singolo argomento. In pratica, non abbiamo il tempo di elaborare tutte le fonti e ancora prima non si sa quali scegliere, e questo ci manda in confusione.

L’effetto di queste due forme d'ignoranza è il medesimo: compiremo azioni non proprio ottimali.  Solo che nel primo caso (ignoranza da carenza d'informazioni) Internet può essere la soluzione, mentre nel secondo tipo (ignoranza da carenza di tempo) Internet è spesso parte del problema. Basti pensare soltanto alla diffusione di fake news sul web. Cresce l’ignoranza e tutto questo può sembrare assurdo perché il numero di persone istruite nel mondo non è mai stato così alto.

Il famoso effetto Dunning-Kruger
Mentre l’ignoranza genera arroganza e falsa sicurezza di sé, la conoscenza viceversa genera un atteggiamento di prudenza. Gli studi psico-sociali di David Dunning e Justin Kruger dimostrano in modo chiaro come gli incompetenti non si rendano conto di esserlo e tendano a sovrastimare significativamente le proprie abilità. Infatti “la prima regola del club Dunning-Kruger è che nessuno sa di essere un membro del club”.

Le persone incompetenti reagiscono generalmente male a una cattiva valutazione o a un feedback negativo, sia esso all’università, sul lavoro o nella vita, proprio perché hanno un gap cognitivo molto importante tra la propria autovalutazione e la loro effettiva abilità. All’opposto risultano le persone competenti, che sono vittime della sindrome dell’impostore: le persone competenti pensano che tutti gli altri siano in possesso delle loro qualità e possano arrivare agli stessi risultati o alle stesse conclusioni. Si determina quindi il paradosso per cui chi possiede maggiori competenze sembra essere più insicuro di chi non le possiede.

A inizio secolo l’ignorante aveva deferenza verso chi aveva studiato o chi aveva maggiori informazioni, un timore, anche corretto, motivato dalla percezione dei propri limiti. In una dialettica probabilmente non avrebbe mai avuto la meglio. L’ignorante del 2022 spesso non sa d'ignorare, tutt’altro: eleva la propria opinione (spesso non-informata) a verità, e quindi la mette alla pari con l’opinione di uno scienziato se si parla di emergenza climatica o di un medico se si parla di pandemia.

Per la mente umana l’opinione di tanti pari vale tanto quanto o più di un fatto certo riportato da un piccolo gruppo di esperti (leggi sull’argomento lo studio di Edeman Trust Barometer, 2022). Sui social network, poi, la percezione sballa completamente: in una discussione sui vaccini cento commenti di persone senza preparazione medica varranno più del parere di un medico.

La Post-Verità è la manifestazione più pericolosa dell’ignoranza elaborativa
Finché si tratta d'ignoranza elaborativa singola non si potranno generare gravi danni, ma pensiamo a fenomeni come l’elezione di Trump negli Stati Uniti, al referendum sulla Brexit nel Regno Unito o ancora alla negazione della crisi climatica. Questo è un tipico esempio di cosa vuol dire l’ignoranza elaborativa che riguarda più persone, quando diventa post-verità e scatena il suo tratto più pericoloso: l’assenza di dubbio sulla scelta di questione complesse.

Ovvero, quando gli elementi oggettivi e verificabili (ad esempio: uscire dall’Unione Europea non è mai stato un grande affare per il Regno Unito e i suoi cittadini) hanno meno influenza sull’opinione pubblica di quanto ne abbia, invece, l’appellarsi a opinioni personali, aspetti meramente emotivi e interpretazioni di quegli stessi fatti.

L’unica soluzione possibile a questi nuovi fenomeni, sembra scontato, è investire nella scuola e nell’accesso alla cultura. Preparare le nuove generazione a un metodo di apprendimento che insegni a filtrare le informazioni e comprendere al meglio quelle che si leggono.

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